Riccardo Bottazzo

Giornalista professionista e veneziano doc. Quando non sono in giro per il mondo, mi trovate nella mia laguna a denunciare le sconsiderate politiche di “sviluppo” che la stanno trasformando in un braccio di mare aperto. Mi occupo soprattutto di battaglie per l’ambiente inteso come bene comune e di movimenti dal basso (che poi sono la stessa cosa). Ho lavorato nei Quotidiani dell’Espresso (Nuova Venezia e, in particolare, il Mattino di Padova). Ho fatto parte della redazione della rivista Carta e sono stato responsabile del supplemento Veneto del quotidiano Terra. Ho all’attivo alcuni libri come “Liberalaparola”, “Buongiorno Bosnia”, “Il porto dei destini sospesi”, “Caccia sporca”, “Il parco che verrà”. Ho anche curato e pubblicato alcuni ebook con reportage dal Brasile pre mondiale, dall’Iraq, dall’Algeria e dalla Tunisia dopo le rivoluzioni di Primavera, e dal Chiapas zapatista, dove ho accompagnato le brigate mediche e un bel po’ di carovane di Ya Basta. Ho anche pubblicato racconti e reportage in vari libri curati da altri come, ricordo solo, gli annuari della Fondazione Pace di Venezia, il Mio Mare e Ripartire di FrontiereNews. Sono direttore di EcoMagazine, sito che si occupa di conflitti ambientali, e collaboro con Melting Pot, FrontiereNews, Global Project, Today, Desinformemonos, Young, Q Code Mag, il Manifesto e lo Straniero. Non riesco a stare fermo e ho sempre in progetto lunghi viaggi. Ho partecipato al Silk Road Race da Milano a Dushanbe, scrivendo reportage lungo la Via della seta e raccogliendo racconti e fotografia in un volume. Non ho dimenticato la formazione scientifica che ho alle spalle e, quando ho tempo, vado a caccia di supposti fantasmi, case infestate o altri "mysteri" assieme agli amici del Cicap, con il quale collaboro per siti e riviste.
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Niger, frontiera di sabbia e di sangue

Niger, frontiera di sabbia e di sangue

Hanno chiuso la porta del deserto. Hanno trasformato le antiche vie carovaniere in piste di morte. “Li caricano sopra i camion e poi li fanno scendere in mezzo al deserto con le minacce o con qualche scusa. Gli raccontano che verranno a prenderli, ma non è vero. Li abbandonano in mezzo al deserto. Uomini, ragazze, donne anche con bambini molto piccoli… senza acqua, senza cibo. La sabbia del Ténéré è un giardino di cadaveri in decomposizione”. Abdel (il nome è stato cambiato per motivi di sicurezza, ndr) era un passeur. Era un passeur perché tutti i tuareg lo sono e…
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Perché abbiamo occupato il red carpet di Venezia in nome dell’ambiente

Perché abbiamo occupato il red carpet di Venezia in nome dell’ambiente

Parlano gli attivisti che hanno ‘invaso’ il Festival del Cinema e ricevuto l’appoggio di Mick Jagger e Roger Waters: “Venezia è diventata la città delle navi inquinanti e grandi opere fallimentari; da qui lanciamo l’allarme per tutelare l’ambiente e la biodiversità” Lo avevano annunciato sin dall’inizio, i giovani del Climate Camp. Come si usa adesso, ne avevano fatto pure un hashtag: #wewanttheredcarpet. Noi vogliamo il tappeto rosso. Il tappeto in questione è quello conduce all’elegante sala delle premiazioni della Mostra del Cinema di Venezia. Quello riservato ai grandi divi dello schermo che fanno passerella tra fan scatenati a chiedere autografi…
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Bambini soldato, così nuove tecnologie e capitalismo ci riportano alla preistoria

Bambini soldato, così nuove tecnologie e capitalismo ci riportano alla preistoria

L'annichilimento della coscienza funziona così: al bambino o alla bambina viene praticato un taglio sulle tempie e qui vi viene appoggiato lo stupefacente, che viene poi avvolto da bende o tenuto fermo da cerotti. Lo fanno perché non sempre è facile prendere le vene di un bambino di 10 anni con un ago. Oppure semplicemente, perché così si fa prima. La droga in questione varia a seconda dell'esercito che ha arruolato il piccolo soldato. In Liberia o in Sierra Leone va alla grande la Brown-Brown: eroina tagliata con  polvere da sparo per renderla più potente. In Africa orientale preferiscono l'erba…
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Huellas de la Memoria, le scarpe di chi non si stanca di cercare i suoi desaparecidos

Huellas de la Memoria, le scarpe di chi non si stanca di cercare i suoi desaparecidos

Ottantasei paia di scarpe appese ad un muro. Scarponi da contadino e stivali da uomo, ma anche mocassini e sandali da donna, "ballerine" da bambina. E sotto ciascun paio di scarpe una frase per ricordare. Mi chiamo Letty Hidalgo e cerco mio figlio Roy. Fu fatto sparire l’11 Gennaio del 2011 in Monterrey. Sono Teresa Vera. Cerco Minerva, mia sorella. Dove sta? La fecero sparire il 29 aprile del 2006, in Matías Romero, Oaxaca. Mi manca. Milynali, la mia anima va seguendoti camminando fino ad incontrarti. Tua mamma Graciela Pérez. I miei piedi si stancheranno forse di camminare, però la…
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La cittadella della povertà e i reggiseni delle vigilesse

La cittadella della povertà e i reggiseni delle vigilesse

di Riccardo Bottazzo La questione ruota tutta attorno al concetto di "decoro". Concetto che ognuno interpreta a modo suo. Vediamo due esempi: i poveri e i reggiseni delle vigilesse. Per il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, meglio conosciuto come "il Gigio da Spinea" da quei veneziani che non lo amano, i poveri sono indecorosi. Sono sporchi, soprattutto da quando l'amministrazione ha tagliato le docce dove andavano a lavarsi, qualche volta puzzano, non hanno un posto dove dormire, anche perché detta amministrazione ha chiuso le cooperative che davano loro un letto, tra loro qualcuno rubacchia o spaccia droga (questo non è…
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