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Islamabad: Shahzad ucciso per un articolo su al-Qaeda

Secondo il New York Times, il corrispondente Aki a Islamabad Saleem Shahzad sarebbe stato ucciso per via di un suo articolo: veniva rivelato infatti di militanti di al-Qaeda riusciti ad infiltrarsi nelle forze armate pakistane. Il giornale fa riferimento a dei funzionari dell'Amministrazione americana che hanno avuto la possibilità di verificare le informazioni di intelligence, dichiarate risolutive ed attendibili. Secondo l'opinione di uno dei funzionari si è voluto impedire al giornalista di pubblicare notizie che avrebbero sicuramente suscitato clamore. Si è voluto metterlo a tacere una volta per tutte. Secondo un altro funzionario, in base alle informazioni di intelligence, si è potuto risalire a chi ha commissionato la morte del corrispondente, cioè L'Isi. Nei giorni a seguire, da parte dei funzionari verrà presa una decisione circa le modalità di presentazione…
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La legge del mare secondo i pescatori calabresi: salvare chiunque sia in difficoltà

Nonostante negli ultimi anni siano aumentati i contenziosi per i soccorsi in mare, i pescatori italiani si sono resi protagonisti di salvataggi lungo le coste del paese. Del resto tutta la letteratura occidentale, nel solco di Nausicaa che salvò Ulisse dal naufragio, è ricca di storie di salvataggi. Oggi, questo è particolarmente evidente in Calabria: non attuare l'obbligo di salvataggio “vorrebbe dire tradire mio padre e mio nonno, tutto quello che mi hanno insegnato”, racconta un pescatore calabrese di 65 anni. Quando viaggio alle prime luci del giorno la luna fa posto al sole, il cielo arrossisce timidamente tinteggiando le sue gote bianche, le sue nuvole sporadiche. Fiancheggio la costa, la guardo, con gli occhi di un uomo innamorato mentre osserva la donna per cui prova passionali sentimenti, dopo aver…
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Una sentenza tedesca per non dimenticare il genocidio degli yazidi

Quello degli yazidi è stato un genocidio silenzioso, compiuto nell’indifferenza dell’Europa che non ha saputo, voluto o potuto intervenire. Ma proprio da questa Europa è arrivato un segnale di giustizia. Un jihadista iracheno è stato condannato all'ergastolo dall'Alto Tribunale regionale di Francoforte per genocidio. L'uomo aveva torturato una donna yazida e la sua bambina di cinque anni, lasciata morire di caldo e di sete. “È un’iniziativa giudiziaria coraggiosa”, spiega l'avvocata della Corte internazionale di giustizia Maria Stefania Cataleta. Alcune correnti islamiche li chiamano “spegnitori di lampade”, alludendo ad una supposta promiscuità sessuale che praticherebbero negli oscuri anfratti in cui celebrano i loro riti religiosi. Altri – sunniti, cristiani e non solo – li etichettano, senza se e senza ma, come “adoratori del diavolo”. In realtà gli yazidi non sono nulla…
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Buone feste, attendendo un nuovo anno di storie da raccontare

Care lettrici e cari lettori, per la piccola redazione di Frontiere si chiude qui un anno decisamente impegnativo e ricco di imprevisti. Covid-19 e altre difficoltà che non avremmo potuto in alcun modo preventivare hanno messo in discussione tutte le attività che avevamo programmato. Nonostante questo, siamo riusciti a pubblicare sei inchieste finanziate da voi lettori all’interno della serie Hidden e a pubblicare quasi 50 storie da tutto il mondo, scritte da autori coraggiosi e generosi che ancora credono in un’informazione approfondita e ragionata, che possa dare ai lettori il sapore delle storie senza rinunciare a una precisa analisi del contesto. Chiudiamo l’anno ringraziandovi per quello che siamo riusciti a fare con voi. Credeteci, non è una frase fatta. Le inchieste pubblicate le abbiamo letteralmente pensate e sviluppate insieme. Lo…
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Roma, induisti e musulmani uniti contro le violenze settarie in Bangladesh

Nella metà di ottobre, in oltre trenta distretti del Bangladesh dei gruppi islamici hanno attuato raid punitivi contro la minoranza indù, accusata di blasfemia. Sarebbero oltre 315 i templi induisti saccheggiati. Questa violenza religiosa ha scatenato l’indignazione della comunità induista bangladese di Roma, che si è data appuntamento il 9 novembre alle spalle della Basilica di Santa Maria Maggiore, all'Esqulino, per un sit-in di protesta. Organizzato dall'Hindu Puja Udjapon Parisad, Rome-Italy, con il supporto dell'Associazione islamica Dhuumcatu, il sit-in si è svolto in modo pacifico, radunando una cinquantina di persone, con interventi in lingua italiana e bangladese, denunciando le violenze subite e richiedendo una protezione sia dal governo in Bangladesh quanto un interesse da parte dei media e dalla società italiana. Durante il sit-in sono intervenuti, in diretta attraverso le…
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