Chahida Sekkafi è una ragazza italo-marocchina di 16 anni; è la prima donna arbitro d'Italia a scendere in campo con l'hijab, il velo islamico. Domenica 16 febbraio - a Cremona, sul campo dell’oratorio San Luigi di Pizzighettone - Chahida ha avuto il suo debutto. GUARDA IL VIDEO DI "LA PROVINCIA CR"
A Riyadh lo chiamano "niqab", a Kabul "burqa", a Gerusalemme "frumka". Tutti questi termini - con le relative distinzioni e particolarità - rimandano al "velo integrale", quello che dalla testa ai piedi copre la figura femminile. "Frumka"? Nata dalla fusione di "frum" (termine yiddish che significa "devota") e "burka", questa parola indica il velo integrale usato dalle ebree ultra-ortodosse, che da qualche anno sta allarmando i rabbini israeliani. All'inizio del 2008 una leader religiosa, tale Bruria Keren, iniziò a diffondere l'idea secondo cui una il genere femminile debba sottostare ad una forma assoluta di modestia, partendo dal modo di vestire e continuando in ogni azione quotidiana. Bruria riuscì a conquistarsi un piccolo gruppo di adepte e cominciò a girare per strada completamente coperta: dieci spesse gonne, sette lunghi mantelli, cinque fazzoletti annodati al…
Sara, 21 anni è una cittadina italiana figlia di egiziani, parla l’arabo, ma nella vita di tutti i giorni parla italiano con accento milanese, studia all’università e ha tutte le qualità per trovare un buon lavoro. Ha un solo “problema”: indossa lo hijab, il velo tradizionale islamico. Sara ogni volta che entra in contatto con un datore di lavoro, viene rifiutata. L’ultimo no lo ha avuto da una società che cura eventi in Fiera, per la quale avrebbe dovuto svolgere attività di volantinaggio, perché lei si è rifiutata di togliersi il velo. Così si è rivolta ad avvocati specializzati in procedimenti contro la discriminazione razziale per fare causa a chi calpesta il suo diritto di esprimere la sua religione. "Io sono cittadina di questo Paese. Studio per laurearmi in Beni…
Lei, una donna musulmana che lavorava come fonico e interprete a Torino, si era rifiutata di rimuovere il velo in un tribunale - dove si trovava per esercitare la professione - come richiesto dal giudice Giuseppe Casalbore. A fine anno il contratto non le viene più rinnovato dall'Isp, l'Istituto stenodattilo professionale. La società, che fornisce servizi al ministero della Giustizia, si giustifica appellandosi a una riduzione del lavoro e del numero di udienze. Ma la donna è convinta che il motivo sia nel suo atteggiamento. Si fa quindi assistere dai legali Paolo Berti e Alida Vitale. Dopo due udienze davanti al giudice del lavoro la donna ha ottenuto vittoria. L'Isp ora deve riassumerla con un contratto a tempo indeterminato per 40 ore a settimana e rilasciarle un risarcimento di mille euro. Lei tornerà a…
"Le donne iraniane che pubblicano le proprie foto senza il velo sul web compiono un reato, violano la legge islamica e devono essere punite in base alla Sharia". Lo ha affermato Mehdi Bakhshi, procuratore della città di Sirjan, secondo quanto riportato dal sito conservatore "Aftabnews". Le attività che gli iraniani svolgono sul web, ha ricordato il procuratore, "sono monitorate dall'Intelligence" e quindi se qualcuno avesse in mente di "svolgere attività contro la sicurezza nazionale o fare propaganda contro la Repubblica Islamica sul Web, sarebbe subito fermato". Infine l'invito, rivolto a chi "utilizza il web per scopi politici", a decidersi di fare "un passo indietro se non vuole essere arrestato e sottoposto al giudizio del Tribunale della Rivoluzione".