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Israele rifiuta asilo a un palestinese gay: “Rischio la vita!”

Ha chiesto asilo alla Corte Suprema israeliana. Un palestinese omosessuale si è rivolto allo Stato ebraico dichiarando che, in caso di espulsione nei Territori Occupati, rischierebbe la sua vita. All'uomo, da circa dieci anni insieme a un compagno israeliano, è stata già rifiutata dal ministro dell'Interno Eli Yishal la richiesta di residenza, nonostante a questa fosse allegata un'indicazione di "speciali circostanze umanitarie". Ora, senza residenza, rischia l'espulsione nei Territori Occupati (dove l'omosessualità è considerata "devianza morale") con conseguenti possibili pericoli di ritorsioni. Musulmano originario di Nablus, l'uomo è cresciuto in Israele e da una decina d'anni vive a Tel Aviv. Nella richiesta alla Corte Suprema il palestinese ha dichiarato esplicitamente che la sua omosessualità è ben nota in Cisgiordania. Picchiato e arrestato dalla polizia (proprio per il suo orientamento sessuale), è finito anche…
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“L’inferno in terra”, l’esperienza di Kaileh nei carceri siriani

di Francesco Caselli E’ un giornalista palestinese, è stato incarcerato in Siria per quasi tre settimane ed ha descritto i centri di detenzione siriani come “macellerie umane”. Ha raccontato come gli agenti di sicurezza picchiavano con bastoni i detenuti, costretti a dormire stipati in celle puzzolenti e legati nei letti. Salameh Kaileh, 56 anni, è stato arrestato il 24 aprile con l’accusa di aver stampato volantini che chiedevano le dimissioni del presidente Assad. Lo hanno prelevato dal suo appartamento di Barzah, in un quartiere di lusso di Damasco poco dopo la mezzanotte e lo hanno portato in uno degli uffici dei servizi dell’Aeronautica della capitale. “Mi hanno ammanettato e bendato, hanno preso i miei tre computer portatili, telefoni cellulari e ogni brandello di carta su cui riuscirono a mettere le…
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Muri per separarsi da Egitto e Libano, Israele si isola ancora di più

Nuove barriere intorno ad Israele. Un portavoce militare dello Stato ebraico ha annunciato l’avvio dei lavori, da parte del proprio esercito, di un muro, lungo un tratto del confine con il Libano, nel settore orientale della Linea Blu. Questa delimitazione era stata marcata nel maggio 2000 dalle Nazioni Unite, dopo il ritiro delle truppe israeliane, una volta terminata l’occupazione del Libano, durata ben 22 anni.  Il portavoce ha poi precisato che la realizzazione della barriera avverrà "in coordinamento con la missione Unifil e con l’esercito libanese" e che "il muro servirà ad evitare frizioni al confine". La radio israeliana, parlando di questo nuovo muro, ha spiegato che sarà alto tra i cinque ed i sette metri e sarà costruito in cemento. L’esigenza è proteggere la citta israeliana di Metulla, spesso…
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Le confessioni di Omar, un blogger palestinese esausto

Omar Ghraieb, blogger palestinese, racconta in un post fiume le difficoltà di vivere a Gaza tra i pregiudizi dei suoi connazionali e lo stato perenne d'assedio mentre c'è chi utilizza la questione palestinese per fini personali o per forzate strumentalizzazioni politiche. Premessa: non sto generalizzando. Non sto parlando di tutti i palestinesi o di tutti i filo-palestinesi, né sto parlando di coloro che hanno fatto tutto quello che sto per citare. Sto parlando di persone che abusano della Palestina. Chi sono io per giudicare, vi chiederete. Avete ragione, non ho nessun diritto per giudicare; sto solo condividendo con voi le mie osservazioni. Non i miei giudizi. Vivo con due attrazioni contrastanti dentro di me che rappresentano una lotta interna: appartengo a questa terra ma mi sento un estraneo allo stesso…
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La strage della Grotta dei Patriarchi

Hebron, Cisgiordania. Nei sotterranei della Moschea di Abramo sorge la Grotta di Macpela (dall'ebraico Me'arat HaMachpela) o Grotta dei Patriarchi (in quanto è considerata il sepolcro di Abramo, Isacco e Giacobbe). Il 25 febbraio 1994 il colono ebreo fondamentalista Baruch Goldstein, membro del partito estremista Kach, entrò nella sala di preghiera riservata ai fedeli musulmani, indossando la sua divisa da soldato. Aprì il fuoco sui fedeli col fucile d'assalto Galil, uccidendo trenta persone e ferendone 125. I superstiti lo picchiarono a morte. Non venne scelto un giorno a caso per il massacro. Il 25 febbraio era infatti il giorno in cui nel 1994 cadeva la festa del Purim (che commemora la liberazione del popolo ebraico nell'antico Impero Persiano, come riportato nel libro di Ester). Durante il funerale del terrorista sionista il rabbino Yaacov Perrin dichiarò: "Neanche un milione di arabi vale quanto una sola…
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