di Hamid Abdullah Incontro Mohammad mentre sto pranzando a Stoccolma con degli amici. Introducendolo, mi dicono che per un periodo è stato in Siria a combattere contro l'Isis. E' arrivato da poco e, come tutti, e vive le difficoltà di essere un posto nuovo dove non conosce nessuno e non capisce la lingua locale. In più, rischia di essere mandato in Afghanistan. Un paese che non ha mai visto, essendo nato e cresciuto da rifugiato in Iran. Dove, dopo torture e il carcere, è stato costretto ad arruolarsi per combattere in Siria, a fianco del regime. La sua storia mi incuriosisce. Il modo in cui è arrivato in Svezia è incredibile e ci permette di conoscere la quotidianità degli afghani d'Iran obbligati a combattere. Partiamo dalla fine. Sei contento di vivere in Svezia? Non posso…
testo e immagini di etha ngabito Migliaia di persone e varie organizzazioni musulmane sono scese in piazza contro il governatore di Giacarta Tjahaja Basuki Purnama, detto Ahok. Il 4 novembre 2016 i manifestanti si sono dati appuntamento davanti alla più grante moschea del sud est asiatico, Istiqlal, per protestare contro il governatore della capitale indonesiana, accusato di aver insultato l'islam per aver commentato dei versi del Corano durante la sua visita alle Thousand Islands. Ahok aveva detto in un discorso pubblico rivolto ai locali che questi non avrebbero dovuto farsi ingannare dai leader politici che utilizzano la sura al-Maidah, versetto 51 del Corano. Dopo la preghiera del Venerdì, i manifestanti sono partiti dalla moschea in direzione del Palazzo di Stato, chiedendo alla Bareskrim (l'agenzia di polizia che indaga sui crimini nazionali)…
di Waqas Mirza*, trad. di annamaria bianco Mentre i giorni dell’Amministrazione Obama volgono al termine e sui social media si condividono tenere foto e video del Presidente in compagnia di bambini, eccovi uno sguardo più attento ad alcune delle eredità politiche della sua amministrazione quando si parla invece di ragazzi musulmani. Quasi quindici anni di guerra al terrorismo possono forse non aver portato ad una considerevole diminuzione dei gruppi terroristici, ma hanno indubbiamente permesso al governo statunitense di uscirsene con delle trovate geniali su come contrastarli. Come quando il Dipartimento di Stato ha speso milioni di dollari per inviare dei troll agli account twitter dell’ISIS tramite la Divisione del CSCC (Center for Strategic Counterterrorism Communications). All’inizio di quest’anno, lo stesso Dipartimento ha stanziato 1,5 milioni di dollari per produrre una "serie televisiva" volta…
di Joshua Evangelista Jeremy Scahill non si è mai fatto intimorire dall'effige salvifica del premio Nobel per la pace. Se c'è qualcuno che è riuscito a raccontare la continuità strategica delle campagne militari di Bill Clinton, Bush jr e dell'ex senatore dell'Illinois, quello è sicuramente lui. Nelle 642 pagine di Dirty Wars, the World is a battlefield (2013, incredibilmente mai tradotto in italiano) Scahill racconta con la precisione dello storico e il piglio del giornalista investigativo tutte le guerre segrete condotte dagli Stati Uniti dopo l'11 settembre. Il libro è diventato anche un film candidato agli Oscar come miglior documentario (spettacolare e coinvolgente ma decisamente meno accurato). Inviato di guerra di lungo corso e, insieme a Glenn Greenwald, anima dell'Intercept, Scahill sceglie il punto di vista delle vittime per dimostrare, numeri alla mano, che i targeted killings di Obama…
di Simone Zoppellaro* Ho scoperto gli armeni e la loro cultura straordinaria lontano dall’Armenia e dall’Europa – dove meno uno se l’aspetterebbe: in Iran, nel cuore della Repubblica Islamica, dove mi sono trovato a vivere e lavorare per cinque anni della mia vita, fra il 2008 e il 2013. Prima a Isfahan, nell’ex capitale dell’impero safavide, città sontuosa, ma a tratti difficile e politicamente molto conservatrice; poi a Teheran, in questa megalopoli d’Oriente contraddittoria e impazzita, negli anni difficili delle sanzioni e della presidenza del conservatore Ahmadinejad. Un Iran – a differenza di quello di oggi – ancora quasi completamente chiuso all’esterno, con pochissimi turisti e stranieri residenti, ma con una ricchezza storica e una vitalità sociale che, a maggior ragione, non potevano lasciare indifferente chi, come me, proveniva dal…