Search Results for: Pena di morte

Kony e Mullah Omar, similitudini tra due leader sanguinari

 Il ricercato numero uno dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia Joseph Kony è salito alle luci della ribalta solo quest’anno, grazie alla pubblicazione online di un video realizzato dal regista Jason Russell appartenente al gruppo di Invisible Children. Nonostante le critiche che ne sono susseguite, il video è stato guardato da milioni di persone ed ha focalizzato l’attenzione di tutto il mondo su un tema fin troppo ignorato: i crimini commessi dall’LRA ("Esercito di Resistenza del Signore") contro i civili e soprattutto contro i bambini, strappati alle famiglie e arruolati forzatamente nel suo esercito. Guidata da Kony, l’LRA è ora noto all’opinione pubblica, infatti milioni di persone colme di sdegno si sono attivate nella speranza di contribuire attivamente alla sua cattura. Caratteristiche comuni a Joseph Kony e al Mullah Omar: 1.Per entrambi…
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Sudan, 20enne condannata alla lapidazione. Firma l’appello di Amnesty

Intisar Sharif Abdallah è una ragazza sudanese di vent’anni. Avrebbe commesso adulterio e, pertanto, lo scorso 13 maggio è stata condannata a morte, mediante lapidazione. Il tribunale penale di Ombada ha interpretato alla lettera il disposto dell’articolo 146 del codice penale nazionale, entrato in vigore nel 1991, e ha emesso il verdetto, stabilendo l’applicazione della pena capitale. L’organizzazione Italians for Darfur ha lanciato un appello, per chiedere la sospensione della condanna. Una raccolta firme, attraverso il web, per salvare la vita della giovane donna, sostenuta e promossa in collaborazione con i più importanti organismi umanitari mondiali, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International (firma qui l'appello). Gli attivisti stanno anche cercando di comunicare con il presidente Al-Bashir, chiedendogli di intercedere presso il Tribunale. Intisar, in un primo momento, ha…
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Uganda, i rinoceronti scappati al massacro del tiranno

testo e foto di Riccardo Bottazzo Kampala - L’ultimo rinoceronte dell’Uganda fu abbattuto nell’estate del ’78. Non fu un safari ad ucciderlo e neppure dei cacciatori tribali. Non furono neppure quei bracconieri che hanno contribuito non poco alla quasi scomparsa della specie. Non toccò a loro sparare l’ultimo colpo. Furono i soldati dell’esercito ugandese a mitragliarlo dopo averlo scovato e rincorso a bordo di un elicottero militare. Chi crede, o finge di credere, che la caccia sia uno sport, magari inorridirà pure nel leggere che in Uganda i rinoceronti venivano cacciati dall’esercito regolare come se si trattasse di azioni di guerra. Ma, al di là di ogni ipocrisia sulla presunta sportività dell’attività venatoria, bisogna considerare che per un qualsiasi generale, il risultato conta sempre più del mezzo. E l’unica cosa…
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“L’inferno in terra”, l’esperienza di Kaileh nei carceri siriani

di Francesco Caselli E’ un giornalista palestinese, è stato incarcerato in Siria per quasi tre settimane ed ha descritto i centri di detenzione siriani come “macellerie umane”. Ha raccontato come gli agenti di sicurezza picchiavano con bastoni i detenuti, costretti a dormire stipati in celle puzzolenti e legati nei letti. Salameh Kaileh, 56 anni, è stato arrestato il 24 aprile con l’accusa di aver stampato volantini che chiedevano le dimissioni del presidente Assad. Lo hanno prelevato dal suo appartamento di Barzah, in un quartiere di lusso di Damasco poco dopo la mezzanotte e lo hanno portato in uno degli uffici dei servizi dell’Aeronautica della capitale. “Mi hanno ammanettato e bendato, hanno preso i miei tre computer portatili, telefoni cellulari e ogni brandello di carta su cui riuscirono a mettere le…
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Mauritania, arresti per gli attivisti anti-schiavitù

Sono stati tratti in arresto nella serata di sabato 28 aprile a Nouakchott, in Mauritania, Biram Dah Abeid, presidente dell'IRA (Initiative de Resurgence du mouvement Abolitionniste de Mauritanie) e gli attivisti Abidine Maatalla e Diarra Jacoub. Da anni l'organizzazione si batte contro la schiavitù ancora praticata nei confronti degli haratin. Il giorno prima dell'arresto, i militanti dell'IRA avevano dato luogo ad un'azione dimostrativa nella moschea di Nouakcott durante la quale, in segno di protesta contro il rito malikita e la pratica della schiavitù, hanno dato simbolicamente fuoco ad alcuni testi della giurisprudenza islamica. Testi che, come ha affermato in un intervista rilasciata poco prima dell'arresto, Dah Abeid considera "un riferimento per una letteratura negriera alla quale i gruppi dominanti hanno impresso il marchio dell'islamismo nel corso degli ultimi secoli. L'Islam…
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