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I pogrom contro i Rom nella Francia di Marine Le Pen

di Juan de Dios Ramírez Heredia* L'agenzia EFE ci ha dato questa notizia. Un ragazzo rom di 16 è in coma dopo essere stato aggredito in un complesso residenziale nella zona di Pierrefitte sur Seine, periferia di Parigi, perché sospettato di essere coinvolto in un furto con scasso. Venerdì scorso dodici persone della zona sono andate a Les Poetes, nel campo dove vive l'adolescente. Secondo la polizia il ragazzo è stato picchiato in una cantina e poi portato via. E' stato trovato privo di sensi in un carrello della spesa abbandonato dal lato dell'autostrada. Al momento nessuno dei suoi aggressori è stato arrestato. Si teme che la vita del ragazzo è ora a rischio. Ma che cosa è questa storia? Ogni tabu è stato tolto. Ora il messaggio è "caccia…
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Confessioni di un’ex soldatessa IDF: “Israele sempre più simile alla Germania nazista”

di Ilaria Bortot Sarit Jacobsohn è una di quelle donne che a quarantanni ne dimostra ancora venti, che ha un passato doloroso alle spalle ma che continua a dipingere quadri pieni di colori perché, come dice lei stessa, “viviamo nel posto più bello” ed è bello ricordarsene anche attraverso l'arte. La nostra chiacchierata Milano-Tennessee parte subito dal suo passato. Inizio con una domanda che mi sembra banale: “Da dove vieni?” e lei risponde: “Sono una cittadina del mondo”. Non poteva essere una risposta più azzeccata. Sarit nasce a Hong Kong e i suoi primi anni di vita li passa a viaggiare in Asia con sua madre. A quattro anni si trasferiscono definitivamente a Tel Aviv. A 18 anni, come ogni cittadino israeliano, viene arruolata nell'IDF. A poco serve fare resistenza.…
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Shoah, le scuse (tardive?) dell’Ungheria

"Dobbiamo delle scuse alle vittime perché lo Stato ungherese non è riuscito a proteggere i suoi cittadini dalla distruzione, e poi perché ha finanziato l'omicidio di massa". Per la prima volta l'Ungheria si è assunta le responsabilità per il ruolo svolto durante l'Olocausto. L'ambasciatore ungherese alle Nazioni Unite Csaba Korosi ha pubblicamente chiesto perdono, davanti all'assemblea ONU, per il passato del proprio paese. "Dobbiamo delle scuse alle vittime perché lo Stato ungherese non è riuscito a proteggere i suoi cittadini dalla distruzione, e poi perché ha finanziato l'omicidio di massa", ha dichiarato Korosi in occasione dell'evento ONU in ricordo del 70esimo anniversario della Shoah. "Le istituzioni statali ungheresi dell'epoca", ha aggiunto il diplomatico, "hanno avuto una responsabilità condivisa per l'Olocausto. Le scuse che oggi porge lo Stato ungherese devono diventare parte della memoria e…
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Shoah, riconosciuto il primo arabo “Giusto tra le Nazioni” allo Yad Vashem di Gerusalemme

Assegnato ufficialmente il riconoscimento al medico egiziano Mohammed Helmy, che a Berlino salvò quattro persone dalla persecuzione nazista. Per la prima volta lo Yad Vashem - il memoriale della Shoah a Gerusalemme - riconosce un arabo come Giusto tra le Nazioni. Il museo Yad Vashem o museo dell'Olocausto, fondato nel 1953, è il memoriale ufficiale di Israele di tutte le vittime ebree dell'Olocausto. Il nome viene dalla Bibbia, che in Isaia 56:5 recita: "Concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome... darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato". La storica decisione è stata ufficializzata ieri con l'assegnazione dell'onorificenza della gratitudine a quanti misero a rischio la propria vita per salvare quella degli ebrei. Nato a Khartoum nel 1901, Helmy andò in Germania per studiare medicina e…
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Ungheria: al via il Congresso ebraico mondiale tra minacce antisemite

Di nuovo in piazza i movimenti antisemiti a Budapest. Malgrado il divieto della polizia, alla vigilia del congresso mondiale ebraico in programma in Ungheria, i sostenitori del partito di estrema destra “Jobbik” sono scesi nelle principali piazze della capitale per manifestare proprio contro l’organizzazione del congresso. La terza forza politica locale parla di complotto israeliano per comprare il Paese e rilancia la proposta di schedare i cittadini ebrei. “Cosa ci ha dato Dio?” - chiede alla folla il leader di Jobbik, Gabor Vona. “Un futuro migliore!”, risponde la platea. “Siamo un’eccezione qui in Europa – aggiunge Vona – non perché siamo la nazione più antisemita, ma perché anche se tutta l’Europa è ai loro piedi, se tutta l’Europa lecca i loro piedi, noi non lo faremo mai”. Negli ultimi anni…
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