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Al via “Mundialido 2014”, il torneo di calcio dei migranti a Roma

Iniziata oggi presso lo Stadio dei Marmi l'edizione 2014 del Mundialido, il torneo di calcio per stranieri organizzato - sin dal 1999 - dall'ASD Club Italia. Sono 24 le nazioni che gareggeranno quest'anno: oltre alle debuttanti Honduras, Filippine e Sierra Leone, parteciperanno al torneo le squadre di Albania, Bangladesh, Camerun, Capo Verde, Colombia, Congo, Congo RD, Ecuador, Etiopia, Giappone, Irlanda, Italia, Marocco, Moldova, Nigeria, Paraguay, Perù, Romania, Russia, Spagna e Ucraina. Un mese abbondante in cui le squadre in competizione si sfideranno nei gironi eliminatori per accedere alla finalissima, in programma per il 28 giugno. Il Mundialido, pur rivolgendosi all'insieme delle comunità di migranti, è divenuto polo di attrazione per l'intera cittadinanza grazie ad un attento ed efficace connubio tra aspetto sportivo ed attività culturali concernenti il fenomeno migratorio. L’iniziativa, pertanto, travalica l’aspetto puramente agonistico andando a costituire un’importante e concreta…
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Il Burundi si prepara alla pulizia etnica

Armi, alcolici e uniformi ai miliziani hutu dell’Imbonerakure. Ma tutsi e hutu non sono propriamente due diverse etnie; si tratta piuttosto di due caste. I primi legati all’allevamento e alla gestione del potere politico, i secondi all’agricoltura. Furono i colonizzatori belgi e in particolare i missionari cristiani a farne due etnie, formalizzando l’appartenenza alla “razza” tutsi o hutu sui documenti. Una mossa pensata per dividere il Paese e governarlo meglio, contando sulla minoranza tutsi per affiancare i “padroni bianchi” sulla gestione del potere politico. di Riccardo Bottazzo UNA STORIA GIA' LETTA - Il genocidio corre sul fax. Quattro pagine in tutto che portano la data di giovedì 3 aprile 2014. Quattro sintetiche pagine con le quali l’ufficio di rappresentanza dell’Onu di Bujumbura, capitale del Burundi, informa l’assemblea delle Nazioni Unite che…
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The cut, le storie di mutilazioni genitali femminili arrivano a teatro

di Rossella De Falco Giornalista, scrittrice, autrice di teatro, poetessa: Valentina Acava Mmaka, nata a Roma, cresciuta in Sudafrica durante l'apartheid, vive oggi tra l'Italia e l'Africa. I suoi testi, pluripremiati, sono un felice amalgama di arte e denuncia sociale. Le abbiamo chiesto di The cut/Lo strappo, lo spettacolo che porta sul palco il delicato tema delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Nel 2014 il testo teatrale ha ricevuto il patrocinio di Amnesty International e sarà al centro di innumerevoli iniziative in Italia e all'estero. The cut/Lo strappo nasce dal lavoro del collettivo di donne Gugu Women Lab, di cui hai curato la nascita e lo sviluppo in Sudafrica. Com'è nata l'idea?  Nel 2011 ho dato vita al collettivo composto principalmente da donne sudafricane ma anche migranti da altri paesi africani come l'Etiopia, la…
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Per Google l’Italia è un paese razzista

di Ilaria Bortot L’Italia? Pizza, mafia e mandolino. È questa la tristemente nota definizione del nostro Bel Paese. Ma non è l’unica. Stando a Randal Olson, ricercatore in Computer Sciences della Michigan State University, l’Italia è un paese razzista. La sua ricerca si basa sull’Autocomplete di Google, ovvero quella funzione che ti aiuta a completare, appunto, le ricerche suggerendo la fine della frase. A quanto pare, il completamento più immediato alla domanda “Why Italy is so...” è la parola “racist”. Non solo. Se provate vedrete che le altre parole suggerite sono “corrupt-corrotta” seguite poi da “great-meravigliosa”,”beautiful-bellissima” ed “expenisive-costosa”. Eppure quella definizione, quella prima parola così forte colpisce sul vivo. Il motivo per cui la parola razzista è la prima a comparire dipende dal fatto che, googlando la frase per intero,…
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Mission: storia di una stroncatura mancata

di Manuele Petri Cooperanti di tutto il mondo, unitevi! E' il grido che negli ultimi mesi ha scosso il mondo della cooperazione italiana indignato per la trasmissione “Mission”, andata in onda ieri sera su Rai 1 nonostante le 100 mila firme raccolte su Change.org per chiederne la sospensione. Il plotone d'esecuzione era pronto sui social network a impallinare il povero Cucuzza alla prima lacrima di Cristel Carrisi, che puntualmente è arrivata dopo pochi minuti. E leggendo i commenti su Twitter vi confesso che mi sono chiesto per quale motivo io, seduto sul mio divano con la birra Peroni e il piatto di spaghetti, non provassi la stessa indignazione. Eppure mi ero piazzato davanti alla tv con le peggiori intenzioni: ero pronto a stroncare con giudizi al fiele, soprattutto dopo aver…
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