etica

Gideon Levy e la guerra degli inganni

Gideon Levy e la guerra degli inganni

In un'intervista fiume Gideon Levy, che per aver raccontato l'occupazione di Gaza ha dovuto girare con la scorta, racconta cosa vuol dire fare giornalismo in Israele di Riccardo Bottazzo Un israeliano come tanti. Nato e cresciuto in una Tel Aviv in perenne stato d’assedio e bombardato sin dai primi anni di scuola dalla macchina della propaganda. Così si racconta il giornalista Gideon Levy ai ragazzi del liceo artistico Guggenheim di Venezia che ha incontrato nell’aula magna del loro istituto giovedì scorso. Un israeliano come tanti con soltanto una particolarità in più. Lui si è fatto delle domande. “Sin da bambini…
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I media, la retorica del genocidio ed i profeti dello scontro etnico in Burundi

I media, la retorica del genocidio ed i profeti dello scontro etnico in Burundi

di Valeria Alfieri - phd Università Sorbona, Parigi Tutti coloro che studiano le dinamiche socio-politiche dei Grandi Laghi conoscono o dovrebbero conoscere bene il ruolo malsano che i media locali ed internazionali hanno avuto sulla crisi burundese e ruandese negli anni ’90. “Les medias de la haine” – i media dell’odio – questa l’etichetta affibbiata ai mezzi d’informazione che, in contesti di crisi e conflitto, manipolati da gruppi legati al potere, hanno contribuito ad incrementare violenza, intolleranza, instabilità, al servizio di interessi particolari, di obiettivi politici, siano essi filo governativi o filo-opposizione, contribuendo a far precipitare paesi come il Ruanda, il…
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La memoria dell’evanescenza. Le immagini di Alan Kurdi e la nostra empatia

La memoria dell’evanescenza. Le immagini di Alan Kurdi e la nostra empatia

di Giovanni Gugg [illustrazione in copertina di Augusto Metztli] Guardare? Nel suo saggio «Davanti al dolore degli altri», citato spesso negli ultimi tempi, Susan Sontag scrive che «le fotografie sono uno strumento per rendere “reali” (o “più reali”) situazioni che i privilegiati, o quanti semplicemente non corrono alcun pericolo, preferirebbero forse ignorare». Secondo alcuni, la crudezza di certe immagini spingerebbe a “prendere coscienza” dell'orrore, permetterebbe di comprendere l'enormità e l'insensatezza di certe atrocità, che si tratti di guerra, carestie, persecuzioni, viaggi estenuanti e pericolosi attraverso montagne, deserti e mari. Ma Sontag sa bene che le fotografie non hanno un linguaggio…
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Un fotografo tra gli afghani d’Iran. “Raccontate la dignità, non fame e miseria”

Un fotografo tra gli afghani d’Iran. “Raccontate la dignità, non fame e miseria”

di Monica Ranieri 38 milioni. Provate a contare, e ad immaginare per ciascuno di quei 38 milioni un volto, una storia, in sostanza, una vita. Immaginateli in movimento, anzi no, in fuga, da conflitti armati, violenze di stampo etnico e discriminazioni, o disastri naturali. E se non ci riuscite provate di nuovo, perché quello a cui la vostra immaginazione arriverà sarà poi, inevitabilmente, solo una piccola parte della realtà che vede coinvolti i rifugiati in oltre sessanta paesi, secondo i dati elaborati dall’Internal Displacement Monitoring Centre (centro di ricerca del Norwegian Refugee Council), nel rapporto “Global Overview 2015 People internally…
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La Siria, le immagini alterate e l’etica del fotogiornalismo

La Siria, le immagini alterate e l’etica del fotogiornalismo

di Monica Ranieri Non sbagliava Susan Sontag quando sosteneva che “un evento diventa reale, agli occhi di chi è altrove e lo segue in quanto 'notizia', perché è fotografato”, se i 55.000 scatti del rapporto reso pubblico da CNN e The Guardian a poche ore dall’apertura di Ginevra II hanno tardivamente indotto a sostenere con convinzione la responsabilità di Bashar al-Assad nei crimini di guerra documentati. Prove, e conferme, inconfutabili, le 50 immagini al giorno scattate da un fotografo “talpa” anonimo che ritraggono cadaveri, vittime delle torture nelle prigioni del regime, sostengono e avvalorano il rapporto della commissione, e nel…
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