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Nella Yugosfera, il cortometraggio di un paese che non c’è più

Nella Yugosfera, il cortometraggio di un paese che non c’è più

Quando si perde il proprio paese si fa di tutto per cercarne un altro. Forse lo si trova pure, ma si avrà per tutta la vita una sensazione di totale non-appartenenza. Un paese che non esiste più è quello che si chiamava Yugoslavia, paese che per molti significava tutto e per altri niente. Oggi si parla di Yugosfera, termine usato per la prima volta dal giornalista britannico Tim Judah in un articolo pubblicato nel 2009 sull’Economist, dal titolo "Good News from the Western Balkans: Yugoslavia is dead – Long live the Yugosphere". Per questo famoso giornalista il neologismo Yugosfera è nato per…
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Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia

Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia

Una lunga lastra nera situata in una via all’interno della Baščaršija, il vero centro cittadino, definisce Sarajevo come la città in cui si incontrano culture diverse, la città dove da centinaia di anni si ha un costante “meeting of cultures”. Una città di commercio, come ce la descrive Meša Selimović nei suoi romanzi, percorsa da uomini d’affari provenienti da Istanbul, da Venezia e da Spalato, e per questo inevitabilmente aperta al mondo e a culture diverse. E dunque, al momento dello scoppio della guerra nel 1992, anche “un fattore di complessità insopportabile, una contraddizione troppo forte rispetto al concetto di…
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Io non odio

Io non odio

Zijo Ribić è miracolosamente sopravvissuto alla strage della sua famiglia e di tutti gli abitanti di Skocić, piccolo villaggio della Bosnia orientale, avvenuta nel luglio 1992. È il primo rom che ha portato in tribunale la questione del genocidio subito dal suo popolo durante la guerra in Bosnia-Erzegovina. La storia di Zijo è il soggetto della mostra fotografica Io non odio/Ja ne mrzim, di Andrea Rizza Goldstein e a cura di Ziyah Gafić (editing e post-produzione). Il reportage è un long-term project, che attraverso trenta immagini in bianco e nero, scattate tra il 2013 e il 2016, racconta la storia di Zijo. «La sua…
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Srebrenica sanguina ancora

Srebrenica sanguina ancora

di Federica Iezzi Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) - Oltrepassati i venti anni da quell’11 luglio del 1995, quando 8372 uomini bosniaci furono massacrati a Srebrenica, nella Bosnia orientale, da parte delle forze serbo-bosniache, in una città designata dalle Nazioni Unite, come rifugio sicuro. E così dopo Metz-Yeghern, Shoah, Cambogia e Rwanda, riconosciuti dalla Comunità Internazionale, un altro genocidio si è consumato in una guerra da 100.000 vittime, combattuta tra le linee etnico-religiose di ortodossi serbi cristiani, bosniaci musulmani e croati cattolici. Nel maggio del 1993 l’ONU istituì come zone protette le città di Sarajevo, Tuzla, Zepa, Goražde, Bihać e Srebrenica. Nel luglio…
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Dall’Emilia a Srebrenica. Così la scuola che funziona combatte xenofobia e razzismo

Dall’Emilia a Srebrenica. Così la scuola che funziona combatte xenofobia e razzismo

Quaranta studenti hanno viaggiato per i luoghi della guerra, attraversando la Sarajevo dei mille giorni d’assedio, la Srebrenica del massacro, il memoriale di Potocari dove riposano quasi novemila vittime innocenti che i Caschi Blu hanno mandato al macello. Un viaggio in cui hanno potuto conoscere e confrontarsi con i loro pari età bosniaci e farsi raccontare le trappole dell’odio etnico, le vigliaccherie del nazionalismo e le difficoltà di trovare risposte a chi addita nel “diverso” la causa di ogni male, istigando alla violenza e alla xenofobia. di Riccardo Bottazzo Nel suo Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica, Alex Langer…
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