La battaglia per la laicità non passa per l’abolizione del Natale. E ci scusiamo con il preside

AGGIORNAMENTO: I media hanno riportato una ricostruzione erronea dei fatti di Rozzano. Vi consigliamo questo post di Valigia Blu per ricostruire la vicenda. Nel chiedere scusa al preside per averlo coinvolto, anche noi, in un vortice mediatico sbagliato, ribadiamo le idee contenute in questa analisi di Manuele Petri che, a nostro avviso, hanno un respiro che va ben oltre la singola notizia del presepe. Con il signor preside e con tutti gli abitanti di Rozzano vorremmo scusarci anche, da cittadini italiani, per il triste teatrino messo in atto dai nostri politicanti per strappare una manciata di voti, anche a costo di mistificare e mercificare il senso che quel presepe ha per una parte importante della popolazione italiana.

di Manuele Petri

E’ di queste ore la notizia secondo cui il preside di una scuola di Rozzano, piccolo comune del milanese, avrebbe annullato i festeggiamenti per il Natale e tolto i crocifissi dalle aule in nome della laicità. Pur comprendendo parte delle ragioni del preside, noi di Frontiere restiamo un po’ perplessi di fronte a decisioni di questo tipo che hanno come unico effetto quello di sollevare uno sciame di inutili polemiche che non portano nessun vantaggio alla pur legittima battaglia per la laicità dello Stato. Pensiamo che nella vita bisogna saper scegliere le battaglie che vale la pena combattere, tenendo sempre bene in mente l’obiettivo che si vuole raggiungere.

Ok, in linea di principio anche noi riteniamo che non vi sia alcuna ragione per cui in una scuola pubblica debbano esserci i crocifissi ma preferiamo soprassedere e concentrarci su altro. In quest’ottica ci sembra molto più grave il fatto che nelle scuole pubbliche italiane si insegni solamente la religione cattolica, disciplina introdotta nel 1929 a seguito del Concordato ratificato tra lo Stato Italiano, allora sotto il regime fascista di Mussolini, e il Vaticano. Ora di religione divenuta facoltativa solamente dopo il Concordato del 1984 voluto da Bettino Craxi: da allora l’unica possibilità concessa a chi non vuole frequentarla è quella di uscire dall’aula.

Non saremo certo noi a mettere in discussione l’importanza della religione cattolica per la cultura e la storia del nostro paese. Riteniamo, però, che sia doveroso cambiare il meccanismo di selezione degli insegnanti: al momento la metà dei 26 mila docenti di religione sono scelti dalla Curia e inseriti all’interno degli Istituti pubblici senza passare per un concorso. Ci sembra inoltre ragionevole introdurre lo studio di altre religioni, ugualmente importanti ai fini della comprensione della storia mondiale e delle sue dinamiche geopolitiche. Come possiamo pretendere che i nostri figli capiscano quello che accade nel mondo se non hanno gli strumenti per interpretarlo?

Tra l’altro sono sempre di più i bambini non cattolici che frequentano la scuola pubblica. Basti pensare all’Istituto Pisacane, nel quartiere romano di Torpignattara, dove solamente il 25% degli alunni ha la cittadinanza italiana. Qui le ore di religione cattolica (pagate con i fondi del Ministero dell’Istruzione) vanno deserte, in compenso non ci sono i fondi per garantire ai bambini stranieri la figura fondamentale del mediatore culturale. La soluzione a questi problemi non si può ridurre ad una sterile crociata contro il Natale: uno Stato laico non ha come obiettivo quello di eliminare ogni riferimento alla religione. Al contrario, l’obiettivo dovrebbe essere quello di rispettare il credo e le tradizioni di ogni suo cittadino. Nel caso in cui nell’istituto siano presenti degli alunni musulmani si potrebbe pensare di festeggiare anche l’Aid Al Fitr, ovvero la festa di fine Ramadan. In questo modo i bimbi musulmani avrebbero la possibilità di conoscere il significato del Natale e i nostri figli l’occasione di apprendere il significato che il Ramadan ha per i musulmani.

Invece di prendercela con “Tu scendi dalle stelle” sarebbe forse il caso di mettere in discussione il meccanismo dell’8xmille dell’imposta sui redditi che ogni anno porta più di 1 miliardo di euro nelle casse della Chiesa Cattolica. Al momento anche l’8xmille del gettito fiscale di chi non effettua una scelta viene ripartito tra i soggetti beneficiari in proporzione alle scelte espresse. Se calcoliamo che solamente il 40% dei contribuenti esprime una preferenza, è evidente che questo meccanismo favorisce la Chiesa Cattolica che in media è il soggetto indicato dall’80% di chi esprime una scelta nella sua dichiarazione. Grazie a questo dispositivo la Chiesa incassa ogni anno circa 500 milioni di euro in più di quelli che effettivamente dovrebbe ottenere. E se pensiamo che nel solo 2007 la diocesi Usa ha speso 900 milioni di euro in risarcimenti per le vittime dei preti pedofili ci sembra lecito esprimere qualche dubbio sull’effettiva utilità di questa regalia. Per non parlare delle recenti polemiche sulle spese folli in Vaticano… E del finanziamento pubblico alle scuole private paritarie (il 63% sono cattoliche) ne vogliamo parlare? Ogni anno costa alle casse dello Stato altri 500 milioni di euro, nonostante l’articolo 33 della Costituzione italiana dica chiaramente che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Invece di eliminare l’albero di Natale, contrastiamo le ingerenze della Chiesa Cattolica nelle decisioni che riguardano i diritti individuali di ogni cittadino italiano. La legge 40 sulla fecondazione assistita, introdotta nel 2004 anche su pressione della Santa Sede, ha costretto migliaia di coppie a dover andare all’estero per poter sperare di avere un figlio. Una legge poi rivelatasi incostituzionale, come stabilito dalla Corte Costituzionale tra il 2014 e il 2015. Pensiamo alle limitazioni che la Chiesa richiede e ottiene sulla ricerca scientifica. Pensiamo al fatto che ancora oggi l’unico strumento che la Chiesa propone per prevenire l’Hiv/Aids è l’astinenza. Pensiamo alla lotta che compie ogni giorno contro il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto e di quelle omosessuali. O alla sua guerra ideologica contro l’eutanasia e le fantomatiche “teorie gender”.

La battaglia per la laicità dello Stato non può e non deve passare per l’abolizione del Natale nelle scuole ma per la semplice affermazione dei diritti fondamentali dell’essere umano che ogni giorno nel nostro paese vengono calpestati anche a causa della Chiesa Cattolica.


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