Non uccidete l’umano

di Gassid Mohammed

Dopo gli ultimi attentati di Parigi, il 13 novembre 2015, (che speravo fossero gli ultimi, ma il terrorismo lascia poco spazio alla speranza) è scaturita nella mia testa l’idea di un racconto di terrore. Un racconto che si è imposto sul mio pensiero e di cui non potevo liberarmene, allora avevo iniziato a scriverlo, poi l’ho abbandonato, come per esorcizzare l’idea. Il racconto narra di un gruppo di parigini che, rispondendo al clima di tensione e di terrore che si respira, formano una forza oscura. Indossando mantelli con cappucci neri e vanno in giro nelle strade buie di Parigi, a caccia di arabi-musulmani, che si distinguono dal colore della carnagione, per massacrarli con i manganelli. Una notte gli capita di imbattersi in un giovane di carnagione oscura, lo uccidono e lo buttano presso i cassonetti della spazzatura. Il giorno dopo si scopre che la vittima non era musulmana, ma cristiana!

L’idea di fondo del racconto, al di là della letteratura, voleva dimostrare che tali atti di violenza causano molte vittime che non hanno a che fare con il terrorismo che ha subìto la Francia. E le vittime non devono essere per forza non musulmani, ma anche musulmani che non solo non hanno a che fare con il terrorismo, ma ne sono le prime vittime.

Ora sembra che quanto dico non c’entri con i fatti di Fermo, e invece c’entra eccome! Non perché la vittima di Fermo fosse un essere umano cristiano e di carnagione oscura, come descriveva il mio racconto incompiuto, ma per il sentimento che covava l’aggressore. Quel sentimento viene chiamato, erroneamente, “razzismo”. Tale termine ha una connotazione storica che credo, oggi, non abbia nessun valore scientifico, poiché il termine “razzismo” si riferisce a un certo atteggiamento di una “razza” nei confronti di un’altra. Il che significa dividere gli esseri umani in diverse “razze”, una cosa che la scienza attuale nega del tutto. Infatti, la scienza attuale parla di una sola specie umana, e sostituisce, in un certo modo, il termine “razze” con “variazioni clinali”, ovvero una variazione graduale della specie umana, dipendente dal clima, dall’area geografica ecc., tali variazioni però sono a livello biologico, ma non mentale/intellettuale o umano. Per cui se si continua a utilizzare il termine “razzismo”, anche per condannarlo, vuol dire continuare a propagare l’errato concetto fondato sull’esistenza di diverse “razze” umane.

Il “Belpaese”, il paese della storia, della cultura, della beltà e della splendea, e anche delle contraddizioni, è l’esemplare esempio della non esistenza delle razze. Se vogliamo ammettere che ci siano diverse razze, non possiamo di certo dire che gli italiani siano formati da diverse razze! Per gli italiani c’è la razza italica e basta1. Eppure … non sappiamo come spiegare l’atteggiamento “razzista” tra Sud e Nord! È possibile che una stessa “razza” possa essere “razzista” al suo interno? Questo ci semplifica l’erroneità del concetto di razze. Così qualcuno ha cercato di promuovere il termine “xenofobia”, ed è già più corretto e comprensibile di “razzismo”, anche se, forse, non è proprio adattissimo.

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Certo, mi direte che alcuni credono ancora nella “razza ariana” e in quel “razzismo” di una volta, e io vi dico che questi sono sicuramente malati di mente, e ai malati di mente non si parla. Io vorrei parlare ai miei simili, che hanno sentimenti deviati per diversi motivi, li vorrei invitare e ragionare su quello che è di più importante abbiamo: l’umano.

Ebbene, il focus dei fatti di Fermo, a mio avviso, non è l’uccisione di un essere umano, che è un fatto assolutamente gravissimo e non per niente da sottovalutare, ed è necessaria una corretta indagine e un corretto e appropriato verdetto. Il centro della questione è invece proprio quel “sentimento” che l’uccisore aveva nei confronti della vittima. Un sentimento che necessita una ricerca che indaghi le cause che ci stanno dietro, e che sono diverse dalle cause storicamente note. È evidente che siamo dinanzi a un sentimento generato da diversi motivi, tra cui motivi etnici, geografici, sociali, culturali, economici ecc. tutti questi motivi però sono filtrati, si badi bene, dai mass media.

I fatti di Fermo, in linea generale, sono i seguenti: un uomo offende una donna chiamandola “scimmia africana”, il marito della donna reagisce, inizia una conversazione animata, poi uno scambio di botte, cade un uomo morto. I dettagli del caso li si trova nei giornali, alla nostra analisi interessano poco; chi ha iniziato a dare botte? Chi ha utilizzato la spranga? Qual è la vera causa della morte? È un assassinio premeditato? Tutti questi dettagli sono molto interessanti ai fini del processo, e interessano agli avvocati e alla magistratura, per poter sentenziare un giudizio. A noi interessa il sentimento che sta dietro all’azione principale: l’offesa, La quale ha causato questo disastro, ma che può causare disastri maggiori.

Non c’è nessun dubbio che l’offesa è stata premeditata, un sentimento che l’uccisore covava certamente, da chissà quanto, nel suo cuore, e che probabilmente non è un sentimento individuale. Diciamo che non è individuale per un semplice motivo: per i fatti antecedenti sempre a Fermo. Infatti, tra febbraio e maggio, ci sono stati diversi attentati su alcune chiese fermane, chiese il cui unico peccato era aiutare disagiati e migranti. Sono ordigni artigianali, pericolosissimi poiché hanno mandato “in frantumi parte del muro esterno, il portone e la parte interna dell’ingresso”, e se ci fossero persone chissà quante ne avrebbero uccise! Ma certamente più pericoloso ancora è il sentimento che li ha fabbricati. Sono ordigni fatti in loco e non sono dell’ISIS né dei terroristi, nessuno ne fa cenno, ma sono di alcune persone che di certo non vengono da fuori della città. Questi fatti vanno assolutamente legati tra di loro, anche con l’assassinio, e non sono le mani dietro a tutti questi fatti a incidere il legame, ma il sentimento.

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È un sentimento di odio e di disprezzo verso il diverso, è una “diversofobia”. Un sentimento che ha trovato luogo nei cuori, e non c’entra tanto un’ideologia politica, destra o sinistra, o un’ideologia religiosa, musulmani e cristiani, come lo dimostrano i fatti di Fermo. E non è limitato a una zona piuttosto che un’altra, Sud o Nord. Ma sono piuttosto le convinzioni che alcune menti accolgono e che germogliano questo sentimento nel cuore. Ci sono dietro motivi, come dicevamo prima, etnici, geografici, sociali, culturali, economici ecc. Tutto questo è filtrato dai mass media. Infatti, la maggior parte dei miei amici mi dicono, quando si parla di argomenti del genere, che i loro genitori costruiscono le loro convinzioni, soprattutto, su quello che leggono sui giornali e su quello che la TV trasmette.

Si ha paura del diverso, che minaccia la cultura italiana, dello straniero che ruba il lavoro, dei migranti che vengono qui per farsi esplodere e uccidere la vita italiana. Si parla del migrante che riceve gratuitamente il denaro dallo stato italiano, senza parlare delle associazioni e delle organizzazioni che rubano tutto questo denaro. Si parla degli stranieri che rubano, che stuprano, che uccidono ecc. Si ignorano i motivi che stanno dietro alla migrazione di questi esseri umani, le guerre e il terrorismo che li uccide a casa loro, certamente con armi che gli imprenditori d’armi trasportano lì. Si dimentica che la stessa Italia (che ripudia la guerra) è tra i primi paesi fornitori d’armi. Si dimentica il proprio passato! Si è già scordata l’Italia dei suoi figli che, il secolo scorso, e tutt’ora, hanno invaso il nuovo mondo e il continente sudamericano alla ricerca di una vita dignitosa. E ora negano agli altri una vita dignitosa! Tantissimi dei miei amici italiani ora sono fuori dall’Italia, alla ricerca di un’opportunità migliore, questi li chiamano eroi, li chiamano giovani viaggiatori, e chi arriva in Italia è invece chiamato ladro, stupratore, terrorista ecc.

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Non è la morte di un essere umano che mi terrorizza, ma la morte dell’umano dentro le persone. Questa morte sì che è un vero pericolo, e può causare molte vittime. Quel che è successo a Fermo non è un caso isolato, ma è un sentimento di cui temo la diffusione, o che si sia già diffuso. Quante persone covano quel sentimento nei loro cuori? Sono certi che non hanno l’intenzione di uccidere qualcuno … probabilmente non aveva tale intenzione nemmeno l’assassino di Fermo, eppure ha ucciso!

Ritengo sia essenziale fare i conti con le nostre coscienze, con i nostri cuori e, soprattutto, con i nostri sentimenti. Uccidere non è necessariamente togliere la vita a un essere umano, ma togliere la vita all’umano che è in noi.

Se muore l’umano non c’è più vita.


1 L’Italia, in realtà, è uno dei tanti paesi esemplari in cui, storicamente, si è mescolata la specie umana, a partire dagli Etruschi, probabilmente un popolo misto tra autoctoni e provenienti dall’ Oriente, passando per l’impero romano che comunque ha accolto molti stranieri e li ha inclusi, c’erano persino imperatori non italiani/romani, poi gli arabi, i normanni, i germanici ecc. E la lista, se entriamo nei dettagli, può essere davvero lunga.


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