Nazionalismo e stranieri nello Zibaldone di Giacomo Leopardi

Pubblichiamo alcuni passi del celebre Zibaldone di Giacomo Leopardi. L’attualità e la lucidità del pensiero leopardiano è notevole, seppur alcune considerazioni sono figlie di una visione ottocentesca. Interessante,  a tal proposito, l’analisi che il poeta di Recanati fa sulle conseguenze del nazionalismo e  dell’odio della strenua partigianeria.

Chi vuol vedere la differenza fra l’amor patrio antico e moderno, e fra lo stato antico e moderno delle nazioni, e fra l’idea che s’aveva anticamente, e che si ha presentemente del proprio paese ec. consideri la pena dell’esilio, usitatissima e somma presso gli antichi, ed ultima pena de’ cittadini romani; ed oggi quasi disusata, e sempre minima, e spesso ridicola. Né vale addurre la piccolezza degli stati. Presso gli antichi l’essere esiliato da una sola città, fosse pur piccola, povera, infelice quanto si voglia, era formidabile, se quella era patria dell’esiliato. Cosí forse anche oggi nelle parti meno civili; o piú naturali, come la Svizzera ec. ec. il cui straordinario amor patrio è ben noto ec. Oggi l’esilio non si suol dare veramente per pena, ma come misura di convenienza, di utilità ec. per liberarsi della presenza di una persona, per impedirla da quel tal luogo ec. Non cosí anticamente dove il fine principale dell’esiliare, era il gastigo dell’esiliato. ec. ec (21 luglio 1821). La gravità della pena d’esilio consisteva nel trovarsi l’esiliato.

[Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura, pag. 1362]

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Il sistema di odio nazionale si vede anche oggidí, sí nelle nazioni che meglio conservano la nazionalità (come tra i francesi e gl’inglesi ec)., sí massimamente ne’ selvaggi, i quali, come gli antichissimi, combattono per la vita e le sostanze, non danno quartiere ai vinti, o menano schiave le tribú intiere, sono in perpetua nemicizia fra loro, abbruciano, scorticano, fanno morire fra i piú terribili tormenti i nemici della loro tribú ec. ne mangiano le viscere ec. ec. ec (31 luglio 1821).

[ibid., 1422]

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L’anima de’ partiti è l’odio. Religione, partiti politici, scolastici, letterarii, patriotismo, ordini, tutto cade, tutto langue, manca di attività, e di amore e cura di se stesso, tutto alla fine si scioglie e distrugge, o non sopravvive se non di nome, quando non è animato dall’odio, o quando questo per qualunque ragione l’abbandona. La mancanza di nemici distrugge i partiti, e per partiti intendo pur le nazioni ec. ec (2 settembre 1821).

[ibid., 1606]

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Dice il Rocca che gli spagnuoli nell’ultima guerra, non si facevano scrupolo, anzi dovere di mancar pubblicamente o privatamente di parola a’ francesi, tradirli comunque, pagare i lor benefizi individuali con cercar di uccidere il benefattore. ec. ec. Cosí tutti i popoli naturali. Ed egli lo racconta specialmente dei contadini. Quindi deducete 1. che cosa sia la pretesa legge naturale, doveri universali dell’uomo verso i suoi simili, diritti delle genti ancor che nemiche (e notate che l’uomo naturale è nemico di ciascun uomo). 2. qual sia la natura e il sistema dell’odio nazionale proprio di tutti i popoli non raffinati, e quindi degli antichi. Osservate ancora la somma religione degli spagnuoli, la quale pur non bastava a storcere le loro inclinazioni naturali, e i dettami di colei che si considera come autrice ec. della morale; quantunque la religion cristiana sia una specie di civilizzazione, com’é figlia di lei. (15 settembre 1821).

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[ibid., 1709]

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L’amore universale, anche degl’inimici, che noi stimiamo legge naturale (ed è infatti la base della nostra morale, siccome della legge evangelica in quanto spetta a’ doveri dell’uomo verso l’uomo, ch’é quanto dire a’ doveri di questo mondo) non solo non era noto agli antichi, ma contrario alle loro opinioni, come pure di tutti i popoli non inciviliti, o mezzo inciviliti. Ma noi avvezzi a considerarlo come dovere sin da fanciulli, a causa della civilizzazione e della religione che ci alleva in questo parere sin dalla prima infanzia, e prima ancora dell’uso di ragione, lo consideriamo come innato. Cosí quello che deriva dall’assuefazione e dall’insegnamento, ci sembra congenito, spontaneo, ec. Questa non era la base di nessuna delle antiche legislazioni, di nessun’altra legislazione moderna, se non fra’ popoli inciviliti. Gesú Cristo diceva agli stessi Ebrei, che dava loro un precetto nuovo ec. Lo spirito della legge Giudaica non solo non conteneva l’amore, ma l’odio verso chiunque non era Giudeo. Il Gentile, cioè lo straniero, era nemico di quella nazione; essa non aveva neppure né l’obbligo né il consiglio di tirar gli stranieri alla propria religione, d’illuminarli ec. ec. Il solo obbligo, era di respingerli quando fossero assaliti, di attaccarli pur bene spesso, di non aver seco loro nessun commercio. Il precetto diliges proximum tuum sicut te ipsum, s’intendeva non già i tuoi simili, ma i tuoi connazionali. Tutti i doveri sociali degli Ebrei si restringevano nella loro nazione.

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[ibid. 1710]


2 Comments

  • Ciao. ho notato che viene molto citata fuori contesto questa frase dello Zibaldone
    “la guerra più terribile è quella che deriva dall’egoismo, e dall’odio naturale verso altrui, rivolto non più verso lo straniero, ma verso il concittadino, il compagno”
    Ecco un link
    http://www.leopardi.it/zibaldone5.php
    E’ uno dei classici trucchi per dire che un grand pensatore del passato dà ragione alla tua tesi “il nazionalismo è naturale, l’odio è naturale, senza amor patrio viene indirizzato verso gli italiani, questo è il buonismo e l’attuale “antirazzismo””
    Puoi già capire dove si vuole andare a parare.
    Ma mi pare di capire che questo sia il pessimismo di Leopardi, che mi sembra condannarlo, ma una condanna sopita dalla rassegnazione all’idea che ciò sia naturale e inevitabile, che ribadisce più volte, per citarne una
    “L’uomo non si potrà mai (come nessun vivente) spogliare dell’amor di se stesso, nè questo dell’odio verso altrui.”

    “Sparite effettivamente le nazioni, e l’amor nazionale, s’è spento anche l’odio nazionale, e l’essere straniero non è più colpa agli occhi dell’uomo. S’è perciò spento l’odio verso altrui, l’amor proprio? allora si spegnerà quando la natura farà un altro ordine di cose e di viventi. La fola dell’amore universale, del bene universale, col qual bene ed interesse, non può mai congiungersi il bene e l’interesse dell’individuo”
    E’ purtroppo la tesi perfetta del nazionalista, a cui serve un profeta, in questo caso tocca al povero Leopardi, da usare per dire che aveva previsto tutto.
    La sua tesi sembra in effetti può essere presentata come odiare l’altro è naturale, e che quindi se la nazione si sente e si identifica in un tutto si odierà lo straniero, ma almeno si resta uniti, smettendo di odiare lo straniero, invece si odierà il connazionale e vicino, l’egoismo universale, dice lui, la famigerata “atomizzazione” dirà qualche “comunitarista”.

    ” la società non può sussistere senz’amor patrio, ed odio degli stranieri. Ed essendo l’uomo essenzialmente ed [893]eternamente egoista, la società per conseguenza, non può essere ordinata al ben comune, cioè sussistere con verità, se l’uomo non diventa egoista di essa società, cioè della sua nazione o patria, e quindi naturalmente nemico delle altre. E per tutte queste ragioni, ed altre che ho spiegato altrove, dico, e segue evidentemente, che la società ed esisteva fra gli antichi, ed oggi non esiste.”
    Penso però che se fosse riuscito a vivere ai tempi della prima e seconda guerra mondiale cambierebbe idea sulla conclusione che sembra permeare molto dello Zibaldone, sul nazionalismo come male minore.
    Ti mostra semmai quanto pervasiva potesse essere allora l’idea che amare la propria patria debba significare odiare le altre e che sia un bene che questa idea sia stata contrastata.

  • Quando i testi del passato ci sembrano attuali, ci sono due spiegazioni, una ottimista, l’altra pessimista:

    1) i nostri predecessori sono stati dei profeti;

    2) dal dì che fu, nulla è cambiato.

    Essendo io più pessimista del Leopardi, propendo più per la seconda, nulla togliendo al genio di chi ci ha preceduti.

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