Addio Donald, l’allegro clochard-poeta di Napoli

Donald Kearney (fonte: Flickr)

di Paola Totaro

Donald Kearney se ne è andato con la sua allegria e col suo ottimismo. E’ morto nell’Ospedale Pellegrini di Napoli per un tumore al fegato da cui era affetto da molto tempo. La notizia della sua scomparsa ha fatto subito il giro del web.

CLOCHARD. Molteplici possono essere le motivazioni che spingono gli homeless a vivere liberi da tutto e da tutti. Ma Donald era speciale. Spaccanapoli, piazza del Gesù, piazza San Domenico, piazzetta Nilo. Camminando per il centro storico della città partenopea era molto probabile poterlo incontrare. Non passava certo inosservato con il suo finto becco da uccello applicato sul naso, i suoi due campanellini appesi al collo e la sua lunga barba bianca. Era un vero e proprio artista “on the road” che poteva sembrare anche un santone indiano.

E infatti tra i tanti messaggi di cordoglio giunti si legge: “Lo ricorderò sempre quando andava in giro con la cornetta di un telefono giocattolo, con il filo infilato in tasca, e diceva di poter chiamare Dio con quella”.
Un altro scrive “Un pezzo di storia che se ne va. Come mi dispiace, riusciva sempre a farti sorridere. Era magico, quest’è certo e la sua memoria rimarrà”.
Un uomo speciale quindi, che con la sua presenza e simpatia voleva rompere gli schemi soliti della comunicazione e creare un contatto con gli altri, rompendo la barriera difensiva che c’è in ognuno di noi.

CHI ERA DONALD? Questo è quello che si sa di lui. Era nato in Scozia nel 1950 e dopo l’adolescenza trascorsa in un istituto cattolico, rimane per un po’ di tempo con la sua famiglia. Ma presto sente dentro di lui l’esigenza di andarsene e lavorare. Seguendo probabilmente la sua natura, lavora come vaccaro in un paesino del nord della Scozia.
Sull’onda delle contestazioni giovanili sessantottine, con entusiasmo decide di cominciare a viaggiare e inizia a vivere tra Londra ed Amsterdam.
Nella Spagna franchista fa l’esperienza del carcere, a seguito di un acceso battibecco con un componente della guardia civile. Ha una figlia con una donna olandese ed in seguito comincia a girare, a modo suo, tutta l’Europa.

NAPOLI. In Italia arriva negli anni ottanta e, dopo una breve parentesi toscana, approda a Napoli.
Si fa subito notare perché non è un clochard come tutti gli altri. Ha problemi di alcool, ma non raggiunge mai quella specie di deriva esistenziale che spesso attanaglia i barboni. Trova una casa abbandonata sulla pedamentina di San Martino e vi si sistema. In seguito accetta la proposta di Peppe Morra e decide di fondare in quel luogo il “Museo del somaro”, un punto di incontro per artisti senza fissa dimora.
Frequenta molto anche Positano, dove lo ricordano con affetto.

In città si fa apprezzare per le sue doti di artista e comunicatore, è benvoluto da tutti, e con tutti riesce ad instaurare rapporti. Si pone verso gli altri in modo giocoso, apparentemente superficiale, ma in realtà molto profondo con lo scopo di spingere a riflettere.
Alcuni suoi amici spiegano meglio chi fosse veramente. Donald era infatti convinto che l’arte, entrando in contatto con la parte creativa di ognuno, potesse aiutare l’umanità a riscattarsi dalla propria miseria esistenziale.

L’IDEA DI “BARBONE” DI DONALD. La figura del clochard per Donald non è quella dell’elemosina, ma bensì un rapporto di “dare/avere”.
Con i suoi personaggi fiabeschi con sonagli e nastri colorati raccontava il mondo e le sue contraddizioni. Indicando una strada, una via d’uscita: uno dei suoi personaggi più ricorrenti aveva infatti un lungo cannocchiale finto, con il quale guardava meravigliato l’orizzonte.
Una sorta di santone dicevamo, una specie di sciamano che riesce a scrutare oltre.

FONDI. Per permettergli di riprendere il volo, in questi giorni la libreria Perditempo di via San Pietro a Majella e di piazza Dante a Napoli, sta organizzando una raccolta fondi per far cremare le sue spoglie. Occorrono circa tremila euro. Chi può partecipi a questa iniziativa, Donald ha dato molto a tanti di noi. Sarebbe bello se ora fosse lui a ricevere qualcosa.


2 Comments

  • molti i momenti condivisi con Donald, tante le condivisioni di pensiero e il suo raccontarmi della sua storia tanti anni fa.. Grande persona cultura immensa, una storia incredibile e soprattutto una persona felice lui ha scelto e non lo ritengo un clochard ma un professore un maestro ed artista di vita..

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