Algeria, 67 anni fa il massacro di Sétif

L’8 maggio 1945, lo stesso giorno in cui nella Germania nazista è entrata in vigore la resa incondizionata, circa cinquemila abitanti di Sétif (Algeria nordorientale) sfilarono nella città per festeggiare il Giorno della Vittoria (gli algerini avevano partecipato, assieme ai tunisini, ai marocchini, ai senegalesi e altri africani, alla guerra contro il nazifascismo). Il corteo, che fu un’occasione per chiedere la fine della colonizzazione e l’uguaglianza dei diritti, divenne presto uno scontro tra manifestanti e la locale Gendarmeria francese. Molti manifestanti vennero fucilati.

Dopo cinque giorni di caos e attacchi reciproci, le forze francesi “ristabilirono l’ordine”. L’esercito, che includeva la Legione Straniera e truppe senegalesi, portò avanti esecuzioni sommarie. I nuclei abitativi meno accessibili furono bombardati dall’aviazione francese, mentre dalla costa volavano bombe sparate dagli incrociatori. I coloni linciarono prigionieri presi a caso dalle carceri locali. Il bilancio della repressione è tragico: secondo le stime governative hanno perso la vita 45mila algerini. La maggior parte dei quali, è stato successivamente appurato, era totalmente estranea alla manifestazione dell’8 maggio.


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