Naouch e il sogno della cittadinanza infranto dal terremoto

di Joshua Evangelista

Era arrivato in Italia con papà Mustafa e mamma Fatiha nel 1994 da Beni Mellal, la città con le migliori arance del Marocco. Questo maledetto sabato notte sostituiva il capoturno e dopo essere uscito dalla fabbrica di polistirolo, la Ursa di Bondeno, ha deciso di fregarsene delle scosse ed è rientrato nel capannone. Forse voleva chiudere il gas o prendere qualcosa o semplicemente assicurarsi che tutto fosse a posto, lui che in quel momento aveva tutta la responsabilità della fabbrica. In realtà non sapremo mai perché è rientrato.Sappiamo soltanto che mamma, papà e le sorelle e il fratello Hassan urlano di dolore. E mentre urlano la terra continua a tremare. Come se quella terra in questo momento avesse un valore. Quel che conta è che Naouch non è più tra loro.

Ventinove anni, Naouch Tarik aveva un grandissimo sogno: aveva chiesto la cittadinanza italiana da poco perché in quelle colline modenesi che l’avevano accolto voleva portarci Widad, la sua giovanissima moglie. Ormai vedova a 18 anni.


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