di Joshua Evangelista
Era arrivato in Italia con papà Mustafa e mamma Fatiha nel 1994 da Beni Mellal, la città con le migliori arance del Marocco. Questo maledetto sabato notte sostituiva il capoturno e dopo essere uscito dalla fabbrica di polistirolo, la Ursa di Bondeno, ha deciso di fregarsene delle scosse ed è rientrato nel capannone. Forse voleva chiudere il gas o prendere qualcosa o semplicemente assicurarsi che tutto fosse a posto, lui che in quel momento aveva tutta la responsabilità della fabbrica. In realtà non sapremo mai perché è rientrato.Sappiamo soltanto che mamma, papà e le sorelle e il fratello Hassan urlano di dolore. E mentre urlano la terra continua a tremare. Come se quella terra in questo momento avesse un valore. Quel che conta è che Naouch non è più tra loro.
Ventinove anni, Naouch Tarik aveva un grandissimo sogno: aveva chiesto la cittadinanza italiana da poco perché in quelle colline modenesi che l’avevano accolto voleva portarci Widad, la sua giovanissima moglie. Ormai vedova a 18 anni.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Nord America16 Marzo 2024Quando Marlon Brando rifiutò l’Oscar per Il Padrino in solidarietà con i Nativi Americani
- Nord America5 Marzo 2024Nat Turner, lo schiavo-profeta che mise a ferro e fuoco la Virginia
- Italia5 Marzo 2024“Non abbiamo bisogno di odio. Mio figlio non sarà Balilla”
- Africa4 Marzo 2024I sudafricani bianchi che hanno lottato contro l’apartheid