Halal, tremila prodotti italiani certificati per il mercato musulmano

Circa tremila prodotti italiani hanno ottenuto la certificazione “Halal”, una sorta di passaporto per l’esportazione nei paesi musulmani e per il mercato interno dei consumatori immigrati e convertiti.

Si tratta di carne, formaggio, bibite, pasta. Ma anche di alberghi, cosmetici e processi industriali come il packaging, i quali sono stati vagliati ed autorizzati dalla filiale italiana della “Halal International Authority” che ha già certificato 120 aziende, mentre trenta risultano ancora in lista d’attesa.

Sharif Lorenzini, Presidente della società certificatrice spiega: “I prodotti sono sia finiti, pronti per il consumo, sia semilavorati: si va dai formaggi al siero di latte, all’olio, ai succhi di frutta, per restare nell’ambito alimentare”.

Gli alberghi, ad esempio, per ottenere il riconoscimento, devono avere nelle proprie stanze l’indicazione della direzione per la preghiera o prevedere diversi orari per l’accesso a piscine e centri benessere di uomini e donne.

Prosegue il Presidente:  “Il settore turistico offre grandi opportunità per le strutture che intendono adeguarsi alle richieste della clientela musulmana, fino a qualche tempo fa poco considerata in Italia. Per questo, l’intento  della nostra authority è quello di costruire con gli operatori dei  percorsi certificati per un certo numero di strutture”.

L’esportazione produce un giro d’affari di circa 7 miliardi l’anno. Lorenzini  precisa anche l’importanza del mercato italiano: “La comunità di musulmani che vivono in Italia cresce del 10-15% ogni anno ed è arrivata a contare 4 milioni di cittadini, compresi gli irregolari, con una forte  presenza delle seconde e a volte addirittura delle terze generazioni”.  Il giro d’affari  di questo mercato interno supera i 5 miliardi di euro all’anno.

Il presidente della società certificatrice sottolinea anche il valore sociale e di supporto all’integrazione dell’operazione:  “Più  prodotti sono certificati e più cresce il senso  di appartenenza all’Italia del consumatore musulmano. Non solo: sono  prodotti richiesti anche dagli italiani che hanno abbracciato la religione islamica. Per questo, il nostro auspicio è che in futuro ci sia una collaborazione con le autorità italiane e con la grande  distribuzione, affinché  possiamo creare una sinergia e sviluppare nel medio periodo programmi integrati”.

Paola Totaro


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