I rom sgomberati l’estate scorsa dal campo di Tor de Cenci hanno iniziato oggi uno sciopero della fame. I nomadi, che sono ora ospitati presso l’Ex Fiera di Roma, prima di essere di nuovo inviati al campo di Castel Romano, lamentano un trattamento disumano e non comprendono le intenzioni dell’amministrazione comunale nei loro riguardi. Racconta Ferid, il portavoce della comunità: “Lunedì mattina iniziamo lo sciopero della fame perché non vogliamo stare qui e non vogliamo la roba che ci danno da mangiare. Questo non è un posto sano, dignitoso”. “Ci hanno consegnato un foglio, – continua Ferid – firmato dal direttore dipartimento XIV e notificato dai vigili urbani, dove c’è scritto che fra una settimana verremo spostati a Castel Romano ma noi non vogliamo stare qui dentro”.
Le persone all’Ex Fiera sono costrette a vivere in “condizioni fuori dai diritti umani“. “Ho dormito fuori perché dentro non si respira e io sono cardiopatico“, ha detto un uomo. “Mia madre pure sta male, ha un tumore polmonare e non può mangiare panini tutti i giorni. Noi non vogliamo che i nostri figli finiscano come noi”. “E’ una vergogna”, grida un altro”. “Non ci serve la polizia, noi ci andiamo da soli all’altro campo ma perché metterci qua adesso. Qui non si rispettano i diritti umani. E’ un inferno. E’ un posto migliore di Tor de Cenci?”.
Conferma la situazione Valerio Tursi, presidente Arci Solidarietà, “nonostante la decisione del Tar, quel campo di Tor de Cenci è stato abbandonato nel tempo. Oggi Roma ha perso 400 posti di accoglienza. Sarebbe costato meno riqualificarlo piuttosto che buttarlo giù. Il problema di oggi è: perché questo passaggio intermedio all’ex Fiera di Roma in condizioni uguali o simili a Tor de Cenci?”. “E poi – prosegue Tursi – andiamo ad aggiungere a Castel Romano, oltre ai circa 900 che già ci sono, quasi 200. A questo punto tanto valeva lasciarli a Tor de Cenci a costo zero piuttosto che farli mettere provvisoriamente qua con spese per vigilanza e pasti”.
Anche Andrea Catarci, presidente XI municipio, si domanda il senso di questa scelta: “A dimostrazione ulteriore dell’inutilità e dell’approssimazione disumana degli sgomberi dei rom, le persone provenienti da Tor de Cenci sono state alloggiate nei padiglioni inidonei e indecenti. Tra una decina di giorni le stesse persone saranno trasferite nel campo di Castel Romano, già precario e troppo popolato. Tutto il clamore mediatico e l’entusiasmo di sindaco e Pdl capitolino per l’azione a Tor de Cenci si risolve nell’ammasso che peggiora tanto La Barbuta che Castel Romano, con forzosi passaggi intermedi – continua il presidente – Belviso e Alemanno dovrebbero rispondere di deportazione, sequestro di persona e sperpero del denaro pubblico, altro che le loro vuote parole su sicurezza, politiche sociali e piano rom”.
Il caso, di cui si occupa oggi “La Repubblica” è “l’ennesimo sgombero disumano e improvvisato di questa giunta di centrodestra”, come ha dichiarato Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra ecologia e libertà. “Come hanno denunciato oggi Arci Solidarietà e la Casa della Pace – Comunità di San’Egidio, circa 150 rom, di cui 80 minori, sono stati trasferiti provvisoriamente dal campo di Tor de Cenci presso il centro di accoglienza dell’ex Fiera di Roma in pessime condizioni igienico-sanitarie. A dimostrazione che l’operazione di sgombero è avvenuta, come è già accaduto in altri casi, senza che l’amministrazione si sia preoccupata di fornire una soluzione alloggiativa dignitosa per tutte le famiglie rom. E’ evidente che la fretta di realizzare questo sgombero, all’indomani della sentenza del Tar del Lazio, è da imputare a ragioni propagandistiche ed elettorali. Ribadisco ancora una volta – continua Peciola – che il campo di Tor de Cenci, oltretutto, non andava sgomberato e distrutto, bastava riqualificarlo. Tor de Cenci era uno dei villaggi attrezzati costruiti dalla precedente amministrazione, su cui sono stati spesi ingenti fondi pubblici. Questa giunta dimostra di non avere un progetto complessivo sulla questione rom. Il Piano nomadi va bloccato e ridiscusso insieme alle associazioni e agli stessi rom”.
Paola Totaro
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