Roma, scritte omofobe al liceo. E la scuola si arrende all’intolleranza

Il Liceo è considerato la prima scuola superiore fondata da Aristotele nella storia dell’umanità. La leggenda narra che il nome originale greco, peripato, derivasse dall’abitudine di Aristotele di insegnare passeggiando per trasmettere ai suoi discepoli l’amore per tutto ciò che è il mondo e per far capire loro quella che è l’essenza della natura.

Qualcosa deve essere andato perso negli anni, perché al Liceo Vivona di Roma – come riporta Pasquale Videtta su Pubblico – alcuni studenti hanno scritto un messaggio molto poco amorevole nei confronti del prossimo: “Via i froci dalla nostra scuola”.
Gli studenti pare siano gli stessi accusati di aver spesso insultato alcuni compagni sui diversi social network.

Il Liceo Vivona si è quindi ritirato dal Progetto Niso. Il progetto che prevede la partecipazione di quattro organizzazioni provenienti da Belgio, Estonia, Italia ed Olanda che collaborano al fine di sviluppare “un gioco per gli studenti sui diritti umani e sulla diversità sessuale. I destinatari sono gli studenti, i responsabili delle politiche e i politici nazionali e internazionali. Il gioco aiuta gli studenti ad esprimere la loro voce sui diritti umani, a combattere l’omofobia nelle scuole e nei mass media. Questo è il motivo per cui il gioco si chiama “Voice OUT!”.

Scelta non condivisa da Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center che ha rilasciato diverse interviste a riguardo. Secondo Marrazzo infatti, questo comportamento non fa altro “che far vincere chi vuole alimentare l’omofobia nella scuola. Proprio lì dove ci sono manifestazioni di intolleranza e di omofobia è doveroso agire e aprire la scuola a contributi sociali”. Contributi, tra l’altro, che non comportano alcuna spesa per l’istituto.

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In momenti come questi, infatti, vanno tutelate proprio le minoranze che vengono minacciate. Bisogna insistere sulla lotta all’omofobia proprio dai banchi di scuola, impegnandosi ancora di più ad insegnare ai ragazzi che l’essere omosessuale non è né una colpa né motivo di imbarazzo, vergogna o, ancora peggio, discriminazione.

Proprio per questo motivo Marrazzo ha chiesto l’intervento del ministro dell’Istruzione Profumo e ha appoggiato gli studenti che vogliono promuovere una raccolta firme per proseguire il progetto.

 Ilaria Bortot


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