Salman Rushdie: “Alle parole si risponde con le parole. Tutto è lecito tranne la violenza”

“Anche il Papa viene attaccato ogni giorno ma i cattolici non fanno attentati”. Con queste forti parole Salman Rushdie Berlino ha presentato a Berlino il suo nuovo libro, “Joseph Anton”, un’autobiografia che gli ha permesso di ripercorrere tutte le fasi della sua vita dopo il 1989 e cioè dopo la condanna a morte da parte dell’ayatollah Khomeini per la sua opera “I versetti satanici”.

Joseph Anton è il nome di copertura che lo scrittore si scelse quando la polizia inglese gli chiese di trovarsi uno pseudonimo e che Rushdie pensò componendo i nomi degli autori da lui più amati: Joseph Conrad e Anton Chekov. Ogni aspetto della sua esistenza è stato approfondito in relazione al drastico cambiamento di vita che lo costrinse alla clandestinità dopo la fatwa.

Nella conferenza stampa – riportata da Flaminia Bussotti per l’Ansa – lo scrittore parla della libertà d’espressione che è al di sopra di ogni cosa, ma – ha sottolineato Rushdie – un conto sono gli attacchi verbali ed un altro alle persone. E lui che fu il primo di una lunga lista di condannati per aver espresso le proprie opinioni sull’islam, parla delle violenze che si sono scatenate dopo l’uscita del film “The innocence of Muslims”.

“Anche il Papa viene preso in giro tutti i giorni, ma non si vedono cattolici fare attentati per il mondo”, dice ai giornalisti Rushdie, che respinge il termine “islamofobia”: “Non amo questa parola, tutto è legittimo”, critica, satira ma non la violenza. “Bisogna distinguere gli attacchi alle idee dagli attacchi alle persone”. “La risposta alle parole deve venire sempre da parole”. Anche quando queste creano “disgusto e nausea”.

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“La gente usa la scusa dell’offesa per vendicarsi: ma non esiste un diritto a non essere offesi, è assurdo”. Dopo anni di scorta di sicurezza, cambio di case e rischi per sé e la famiglia ora che le cose vanno meglio Rushdie parla di ciò che sono stati gli anni passati. Anche se oggi si sente più sicuro, lo scrittore ricorda che di fatto “non è ancora finita”. “Negli ultimi dieci anni non c’è stata nessuna reale minaccia”.

Non ritiene di essersi fatto influenzare dal rischio di morte nella scrittura “non penso che sia cambiata, non credo ci sia una cesura nei miei libri, mi sono sforzato” e alla domanda di un giornalista che gli chiede se Teheran avesse mai cercato di contattarlo, lo scrittore con molta ironia ha risposto: “No mai, hanno solo cercato di uccidermi”.

Paola Totaro


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