Evento epocale a Beirut: sancito primo matrimonio civile arabo

In un momento in cui l’Europa, e in questo periodo soprattutto la Francia, s’interrogano su temi quali i  matrimoni omosessuali e le unioni civili, il mondo arabo compie un passo importante e significativo: il suo primo matrimonio civile. La città in cui esso si è svolto è Beirut, capitale del Libano, e la data è il 10 dicembre 2012 sebbene tuttora il contratto di matrimonio non è ancora stato ufficializzato dal Ministero degli Esteri.

I due sposini Kholoud Succariyeh e Nidal Darwish, giovani cittadini libanesi e musulmani  sunniti, hanno scelto la direzione ostinata e contraria, rifiutando la consuetudine delle nozze civili a Cipro, dove il matrimonio civile è pienamente riconosciuto, come fanno la maggior parte delle coppie che vogliono sposarsi senza dover passare per i Tribunali islamici.

L’iter per il loro matrimonio è stato piuttosto travagliato, ma ha trovato una sua legittimità, oltre che nell’art. 16 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo anche in un decreto (n° 60 LR) del 1936 deliberato dall’ Alto Commissariato francese in Libano. Questo decreto a detta di Talal Husseiny, l’avvocato che si è incaricato di aiutare la giovane coppia, permetterebbe ai singoli di cancellare dalla propria carta d’identità la loro appartenenza alla religione musulmana, delegando in questo modo l’atto del matrimonio alla giurisdizione civile.

Dopo questo primo step i due futuri coniugi hanno dovuto ottenere dalle rispettive famiglie il nulla osta per il matrimonio. Solo in seguito all’ottenimento del documento hanno potuto passare all’affissione dell’annuncio di matrimonio, 15 giorni prima dell’effettiva data, per essere sicuri che non ci fossero impedimenti e opposizioni ad esso. L’ultimo passo è stato il conseguimento del necessario atto notarile che disponga le condizioni del contratto di matrimonio.

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Solo al termine di questa lunga procedura i due giovani sposini hanno potuto convolare a nozze recitando la seguente formula: “Dichiariamo liberamente e non costretti, uguali davanti alla legge secondo la Costituzione e nel rispetto della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in particolare l’articolo 16 , che io Nidal accetto Khallud come moglie e io Khallud accetto Nidal come marito.”

Kholoud e Nidal affermano, secondo quanto riportato da fonti locali che hanno pubblicato la notizia, che questa scelta deriva dal fatto che, secondo la loro opinione, il matrimonio civile sia la migliore espressione di un rapporto costruito su una vera relazione, sull’uguaglianza e sul rifiuto della dipendenza.

Stefano Zambon


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