L’agente che si vanta su Fb di essere razzista: “Sgomberiamo qualche zingarello”

Giovanni T., ex-carabiniere e attualmente vigile urbano a Bologna, 35 anni, postava sul suo profilo Facebook le immagini degli sgomberi di campi rom effettuati dalla sua pattuglia, commentandoli con epiteti razzisti.

 “Oggi dobbiamo giusto sgomberare qualche zingarello”: così si legge, ad esempio, di fianco ad una foto che immortala uno sgombero del 26 marzo in Via Manifattura, quartiere Navile, insieme alla Polizia di stato. Fioccano i commenti: ”Puzzano e rubano”, ”Averana fa una bott! Bummeeeeeeeee!!! Averna zumpa’ i ntistin da fora!” (Dovrebbero esplodere in un solo colpo, dovrebbero saltar fuori loro gli intestini). Uno azzarda: ”Poveri”, ma riceve in risposta solo un banale ”Ospitali tu”, firmato dal vigile urbano stesso. Una foto datata 27 marzo, con alcuni clochard che dormono distesi sotto i portici bolognesi, mostra invece la Fiat Punto della polizia con il cofano parcheggiato per metà nel portico. All’immagine si accompagna questa frase: “Gli zingari dormono e noi al lavoro. Ma tra poco non dormiranno neanche loro”. Non solo i rom sono oggetto degli insulti del vigile urbano. In un’altra foto Giovanni si fa fotografare con un collega di fianco a due trans, intitolando l’immagine “incontri del terzo tipo”.

 Il caso, che ha infiammato gli utenti dei social network, è stato sollevato dal quotidiano auto-gestito on-line zic.it, che parla dell’esigenza di “tutelarsi dai tutori dell’ordine”: ”Viviamo in tempi in cui vantarsi di essere ‘razzisti’ o comunque farlo trasparire dai propri comportamenti non è più un problema o una cosa di cui vergognarsi. Ma quando si vede uno che indossa una divisa con atteggiamenti simili a quelli degli ultras della Pro Patria che insultano Boateng perché ha la pelle scura, è bene denunciarlo a chiare lettere, per tutelarsi da questi tutori dell’ordine”.

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Adesso, Giovanni T. rischia grosso: la Procura di Bologna ha aperto un’indagine conoscitiva, informata dalla Polizia Municipale di Bologna, che ha aperto un’indagine interna.

Tuttavia, l’agente non chiede scusa, e prova a difendersi. Contattato dal Resto Del Carlino, G.T. ha dichiarato: ”Non posso dire nulla perché il nostro regolamento lo vieta, ma una cosa devo assolutamente farla sapere: non sono assolutamente razzista e appartengo a una certa area che di razzista non ha proprio nulla. Quella era una goliardata, una sciocchezza tra amici. Sono molto amareggiato e dispiaciuto perché quelle conversazioni dovevano restare nel contesto delle amicizie poi evidentemente qualche amico non si è comportato da tale. Se si va a leggere si vede che da qualche parte c’è pure scritto che mi dispiace perché non hanno una casa”. Al Resto Del Carlino ha rilasciato dichirazioni anche una sconcertata Simonetta Moro, presidente dell’Associazione Polis Aperta, che rappresenta i gay all’interno delle forze dell’ordine: ”Come associazione prendiamo le distanze da certe affermazioni nella maniera più assoluta: sperimentando sulla nostra pelle un certo tipo di discriminazione abbiamo una sensibilità in più e noi lavoriamo per contrastare i crimini d’odio nei confronti di tutte le minoranze. Conoscendo direttamente la persona interessata, comunque, credo si sia trattato di uno scherzo fatto in buona fede”.

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Il profilo dell’agente su Facebook, registrato con un cognome falso ma con diverse immagini di G.T. in divisa, adesso non è più visibile. Sono bastate però poche ore perché la segnalazione di zic.it infiammasse il web: riaccendendo il fantasma del razzismo fra le forze dell’ordine.

 Rossella De Falco


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