di Riccardo Bottazzo. Foto da Globalproject.info
Li aspettavano su barchini, su piccole barche a vela o sopra la tipiche barche a remi della laguna. E invece gli attivisti del comitato Contro Le Grandi Navi si sono presentati in costume da bagno. Tutti a mollo per protestare contro lo scempio quotidianamente perpetrato da queste specie di giganteschi villaggi turistici galleggianti.
Carabinieri, polizia, guardi di finanza e capitaneria di porto avevano mobilitato nel canale della Giudecca tutti i mezzi delle grandi occasioni: lance, motoscafi d’altura, elicotteri e scooter d’acqua. Tutto inutile contro la cinquantina di attivisti che si è tuffata in un’acqua non propriamente limpidissima per impedire col proprio corpo il passaggio delle Grandi Navi. E hanno avuto battaglia vinta.
In lontananza, verso la Stazione Marittima, abbiamo visto le navi il cui pescaggio lo consentiva deviare verso il canale dei Petroli e rassegnarsi a non offrire ai loro passeggeri il promesso brivido di sfiorare piazza San Marco e di ammirare la più bella – e la più fragile – città del mondo da una altezza paragonabile a quella del suo celebre campanile. Altre navi, i veri grattacieli del mare il cui pescaggio non consente deviazioni, sono dovute rimanere tristemente ancorate alla banchina.
“Una vittoria di Venezia e dei suoi cittadini – hanno spiegato in una nota i portavoce del comitato -. L’arroganza delle compagnie crocieristiche che, proprio in un momento in cui si sta discutendo delle possibili soluzioni al problema di questa loro presenza insostenibile per la laguna, hanno cercato di far arrivare ben 12 Grandi Navi in un solo giorno, ha avuta la risposta che si meritava. In questa giornata di lotta abbiamo chiarito tanto al Governo quanto alla capitaneria di porto, all’autorità portuale e alle Compagnie di navigazione che l’unica soluzione per noi è una sola: fuori le Grandi Navi dalla laguna. Non vogliamo altri canali, non vogliamo porti alternativi in un’altra zona di un ecosistema così delicato che vorrebbero dire altre Grandi Opere costose e devastanti”.
La giornata di lotta era cominciata la mattina presto con l’occupazione del terminal di ricevimento dei passeggeri all’aeroporto Marco Polo. Un centinaio di attivisti ha “sfrattato” l’ufficio delle Compagnie, smontandolo pezzo per pezzo per spostarlo all’esterno. Nel pomeriggio la battaglia navale: le grosse lance e i grandi mezzi delle forze dell’ordine non hanno potuto far nulla contro il gruppo di nuotatori in mutande da bagno.
Ma l’arrivo dell’imponente flotta crocieristica che neanche ai tempi della guerra con Genova se ne ricordava l’uguale (30 mila persone a bordo. Una ogni due veneziani), aveva scatenato polemiche e prese di posizione a vari livelli. Ricordiamo solo la pagina del Corriere acquistata da Adriano Celentano per denunciare, parole sue, “l’eterno funerale della bellezza” causato dal moto ondoso e dall’inquinamento di queste torri galleggianti i cui camini non smettono di fumare nemmeno durante l’ancoraggio.
Proprio l’inquinamento atmosferico, al pari della distruzione dei fondali lagunari, è tra le cause che hanno scatenato la protesta dei veneziani, ai quali, ricordiamolo, non viene in tasca nessun introito da questa insostenibile presenza navale, in quanto sono turisti da “tutto compreso a bordo”. Di una Venezia che non conosceranno, accontentandosi di portare a casa solo la visione fugace di un passaggio davanti a piazza San Marco.
Una Grande Nave inquina come 14 mila automobili. Se moltiplichiamo per 12 e dividiamo per il numero, ahimè sempre più esiguo di isolani, si calcola che oggi hanno circolato per Venezia tre auto per residente, bambini e neonati compresi. Davvero un bel record per la città per antonomasia “senza auto”!
Ma per la Venezia che ha saputo reagire alla provocazione delle multinazionali turistiche oggi è stata comunque una giornata di festa. Il blocco del canale della Giudecca è stata la risposta che meritava la sfrontatezza di voler far arrivare il laguna 12 Grandi Navi in un giorno, nel silenzio della Capitaneria di Porto, la complicità dell’autorità portuale e dall’inerzia del governo e dei ministeri competenti. Anche il Comune, se si esclude la ferma presa di posizione dell’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin, e qualche altra svogliata presa di posizione, più vicina alla preoccupazione che alla denuncia vera e propria, preferisce adagiarsi sulle possibili soluzioni in discussione alla commissione ministeriale. Soluzioni che, va detto, in alcuni casi prevedono lo scavo di altri canali e la realizzazione di altre Grandi Opere che sarebbero un rimedio peggiore del male.
Ma per adesso, sul fronte istituzionale, solo l’assessorato all’Ambiente ha preso una netta posizione contro questo insostenibile via vai di ciminiere marine. Vista inascoltata la sua richiesta al ministro per l’ambiente, Andrea Orlando, di applicare sin da subito un numero chiuso, Bettin ha chiesto la collaborazione di Arpav per monitorare accuratamente l’eccezionale situazione che si creerà con il traffico autostradale delle 12 Grandi Navi. “Cercheremo di misurare in particolare il rumore, le polveri sottili e gli ossidi di azoto e di osservare gli spostamenti di masse d’acqua e le variazioni di marea che provocheranno queste navi – ha dichiarato l’assessore veneziano -. Si tratterà, in un certo senso, di un esperimento enorme sulla pelle viva dei veneziani, al quale, certamente, ci saremmo sottratti volentieri”.
Profilo dell'autore
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Giornalista professionista e veneziano doc. Quando non sono in giro per il mondo, mi trovate nella mia laguna a denunciare le sconsiderate politiche di “sviluppo” che la stanno trasformando in un braccio di mare aperto. Mi occupo soprattutto di battaglie per l’ambiente inteso come bene comune e di movimenti dal basso (che poi sono la stessa cosa). Ho lavorato nei Quotidiani dell’Espresso (Nuova Venezia e, in particolare, il Mattino di Padova). Ho fatto parte della redazione della rivista Carta e sono stato responsabile del supplemento Veneto del quotidiano Terra. Ho all’attivo alcuni libri come “Liberalaparola”, “Buongiorno Bosnia”, “Il porto dei destini sospesi”, “Caccia sporca”, “Il parco che verrà”. Ho anche curato e pubblicato alcuni ebook con reportage dal Brasile pre mondiale, dall’Iraq, dall’Algeria e dalla Tunisia dopo le rivoluzioni di Primavera, e dal Chiapas zapatista, dove ho accompagnato le brigate mediche e un bel po’ di carovane di Ya Basta. Ho anche pubblicato racconti e reportage in vari libri curati da altri come, ricordo solo, gli annuari della Fondazione Pace di Venezia, il Mio Mare e Ripartire di FrontiereNews.
Sono direttore di EcoMagazine, sito che si occupa di conflitti ambientali, e collaboro con Melting Pot, FrontiereNews, Global Project, Today, Desinformemonos, Young, Q Code Mag, il Manifesto e lo Straniero. Non riesco a stare fermo e ho sempre in progetto lunghi viaggi. Ho partecipato al Silk Road Race da Milano a Dushanbe, scrivendo reportage lungo la Via della seta e raccogliendo racconti e fotografia in un volume.
Non ho dimenticato la formazione scientifica che ho alle spalle e, quando ho tempo, vado a caccia di supposti fantasmi, case infestate o altri "mysteri" assieme agli amici del Cicap, con il quale collaboro per siti e riviste.
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