Mose e Grandi Navi, Venezia si ribella alla devastazione ambientale dell’affarismo

foto: GlobalProject

di Riccardo Bottazzo

Sabato a Venezia non sarà solo la giornata contro le Grandi Navi. Sarà anche la giornata in cui una città che ha visto finire in manette il suo primo cittadino con l’accusa di un finanziamento illecito proveniente dal Consorzio Venezia Nuova scenderà in piazza per rivendicare la sua dignità. La battaglia contro le grandi e devastanti navi che ad ogni passaggio maciullano la laguna e scardinano le fondamenta ancora poggiate sulle palafitte piantate dai dogi, inquinando come il passaggio di 24 mila auto, è la stessa identica battaglia che i veneziani hanno combattuto – e perso – contro il Mose. È la stessa battaglia perché lo stesso è il nemico: quel sistema politico e affaristico, trasversale a tutti i partiti, che fa capo alla concessionaria unica delle cosiddette opere di “salvaguardia”. Il Consorzio Venezia Nuova, voluto da Romano Prodi e tenuto a battesimo da Silvio Berlusconi. Le stesse aziende che stanno costruendo quella devastazione ambientale che altro non è il sistema a paratie mobili Mose e che hanno avuto i vertici inquisiti e imprigionati per reati di stampo mafioso, sono le stesse che si propongono oggi per realizzare il costosissimo scavo del canal Contorta come “alternativa” al passaggio delle Grandi navi davanti a piazza San Marco. Progetto già bocciato dalla commissione Via ma le cui conclusioni sono state tenute segrete per molti mesi.

Un film già visto ai tempi della battaglia contro il Mose. Pareri segreti su progetti segreti. Sei miliardi di euro di denaro pubblico spesi senza trasparenza alcuna e senza controllo alcuno a vantaggio di un gruppo di ditte privilegiate scelte dal Consorzio senza bisogno di gare d’appalto. Denaro speso non solo per trasformare quella che era l’antica laguna di Venezia in un braccio di mare aperto, come testimoniano le sempre più frequenti “acque alte”, ma che ha drogato la politica, corrompendo a tutti i livelli, dal Comune alla Regione, dal Magistrato alle Acque alla Guardia di Finanza, dai vertici aziendali alla Corte dei Conti. Enti che avrebbero dovuto essere garanti di democrazia sono stati trasformati in logge massoniche dove tutto era finalizzato al proseguimento di una Grande Opera sulla cui utilità ai fini della salvaguardia nessuno che abbia la coscienza pulita e qualche nozione di idraulica può seriamente credere.

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“La lotta per denunciare quell’intreccio malavitoso che solo oggi la magistratura ha accertato ci è costata cara – ha commentato Tommaso Cacciari del Laboratorio Morion di Venezia -. Solo l’occupazione dell’ufficio di quel magistrato delle acque, Maria Giovanna Piva, che ora è agli arresti ci è valsa una condanna a otto anni. Ma se è con soddisfazione che apprendiamo che finalmente sta venendo a galla la verità, vogliamo mettere in guardia tutti che la questione non può essere sbrigativamente liquidata con l’arresto di qualche corrotto cui addossare tutte le colpe. E’ il sistema della concessionaria unica che va cambiato. Da anni diciamo che nel Veneto la mafia si chiama Consorzio Venezia Nuova, da anni diciamo che questi signori ora finito agli arresti hanno scippato la città di fiumi di denaro che dovevano servire alla tutela dell’ambiente, della città ed a realizzare case per i residenti costretti all’esilio in terraferma. Soldi che sono finiti non solo a pagare stipendi milionari a gente come Chisso, Galan e ai loro accoliti, ma anche a devastare la laguna”.

foto: GlobalProject

Un film, dicevamo, già visto col Mose e che nessuno in città vuole rivedere come “soluzione” al problema delle Grandi Navi. E così, in una città ancora sotto shock per la retata in stile “Gli anni ruggenti di Al Capone”, il comitato No Grandi Navi ha lanciato l’ultimo appello alla mobilitazione. La prossima settimana si riunirà il Comitatone ministeriale (arrestati a parte) che avrà il compito di decidere sulla questione. Siamo quindi all’ultima chiamata. E’ indispensabile che la città dia un segnale forte, spiegano gli ambientalisti. L’appuntamento è per sabato alle 13 a piazzale Roma. Sarà una manifestazione pacifica e colorata. Al di là delle preoccupazione del sindaco Giorgio Orsoni che proprio il giorno prima di essere arrestato ha dichiarato che “non saranno tollerate illegalità”. Al di là di quanto si augurano le compagnie di crociera che anche oggi hanno comperato intere pagine di giornali locali per scrivere “Ci risiamo. No alla violenza” sopra alla foto di una recente manifestazione in cui gli attivisti cercavano riparo dalle manganellate della polizia dietro a delle paperelle di gomma.

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Vien da chiedersi da dove venga la vera violenza. Quella di chi difende la sua città o di chi pretende di devastare impunemente l’ambiente forte del denaro proveniente dalla corruzione?


Profilo dell'autore

Riccardo Bottazzo
Giornalista professionista e veneziano doc. Quando non sono in giro per il mondo, mi trovate nella mia laguna a denunciare le sconsiderate politiche di “sviluppo” che la stanno trasformando in un braccio di mare aperto. Mi occupo soprattutto di battaglie per l’ambiente inteso come bene comune e di movimenti dal basso (che poi sono la stessa cosa). Ho lavorato nei Quotidiani dell’Espresso (Nuova Venezia e, in particolare, il Mattino di Padova). Ho fatto parte della redazione della rivista Carta e sono stato responsabile del supplemento Veneto del quotidiano Terra. Ho all’attivo alcuni libri come “Liberalaparola”, “Buongiorno Bosnia”, “Il porto dei destini sospesi”, “Caccia sporca”, “Il parco che verrà”. Ho anche curato e pubblicato alcuni ebook con reportage dal Brasile pre mondiale, dall’Iraq, dall’Algeria e dalla Tunisia dopo le rivoluzioni di Primavera, e dal Chiapas zapatista, dove ho accompagnato le brigate mediche e un bel po’ di carovane di Ya Basta. Ho anche pubblicato racconti e reportage in vari libri curati da altri come, ricordo solo, gli annuari della Fondazione Pace di Venezia, il Mio Mare e Ripartire di FrontiereNews.
Sono direttore di EcoMagazine, sito che si occupa di conflitti ambientali, e collaboro con Melting Pot, FrontiereNews, Global Project, Today, Desinformemonos, Young, Q Code Mag, il Manifesto e lo Straniero. Non riesco a stare fermo e ho sempre in progetto lunghi viaggi. Ho partecipato al Silk Road Race da Milano a Dushanbe, scrivendo reportage lungo la Via della seta e raccogliendo racconti e fotografia in un volume.
Non ho dimenticato la formazione scientifica che ho alle spalle e, quando ho tempo, vado a caccia di supposti fantasmi, case infestate o altri "mysteri" assieme agli amici del Cicap, con il quale collaboro per siti e riviste.
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