La carovana per i diritti dei migranti mediterranei e americani

Vera Vigevani Jarach  è una Madre de Plaza de Mayo. Ha perso il nonno ad Auschwitz e la figlia è desaparecida per mano della dittatura civico-militare argentina. Vera è una donna inarrestabile perché sa che la storia può ripetersi. Non ne fa mistero con gli studenti che incontra in ogni parte del mondo quando parla loro di migranti e di terre promesse. La sua invocazione risuona forte e chiara: rompete il silenzio e l’indifferenza, mettetevi in gioco subito, prima che sia troppo tardi. In questo convinto appello alla partecipazione troviamo forse il senso più alto, lo spirito profondo che anima la seconda carovana italianta per i diritti dei migranti. La carovana partirà da Torino il 2 di Aprile per terminare a Palermo il 18,  con tappa a Catania il 17 per partecipare alle Giornate internazionali contro Frontex.

Con gli attivisti viaggeranno tre testimoni centroamericani: Omar García, uno studente messicano sopravvissuto al massacro di Ayotzinapa,  Ana Gricelides Enamorado, madre hondureña della Caravana de Madres Centroamericanas buscando a sus migrantes desaparecidos, María Guadalupe González Herrera delle Patronas di Amatlán de los Reyes, nello stato di Veracruz in Messico). E ancora Imed Soltani, con due genitori tunisini di Terre pour tous, l’associazione che cerca in Italia, fin dal 2011, i figli desaparecidos. Una delegazione algerina composta da Koucela Zerguine e Kamel Belabed, avvocato e padre di uno degli scomparsi di Annaba. Durante le giornate di mobilitazione contro Frontex, parteciperà anche un pompiere spagnolo incriminato per aver salvato vite umane nell’isola greca di Lesbo.

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In nome di desaparecidos vecchi e nuovi questa seconda Carovana segue imperterrita la strada intrapresa dalla prima, unendo approcci e discipline, favorendo il dialogo tra testimoni e realtà che diversamente non si potrebbero incontrare. Visto dall’alto questo apparente dispiegamento di energie su tanti obiettivi si ricompone quantomeno nello sforzo di individuare forme di organizzazione comunitaria sui territori, nuove forme di partecipazione, legami di solidarietà, buone pratiche che possono invertire, o almeno rallentare, la corsa verso un nuovo Medioevo.

Alla base l’idea che sono sempre più evidenti i nessi tra le politiche migratorie nordamericane e messicane con quelle europee. Sono soprattutto evidenti il fallimenti delle politiche applicate in quel continente fin dal 2014.

Le politiche d’oltreoceano non hanno fermato la moltitudine di persone in movimento, i passaggi sono diventati sempre più pericolosi, sono aumentati i numeri di minori non accompagnati che si mettono in viaggio e che spariscono o vengono respinti una volta raggiunti gli Stati Uniti d’America. Qui sono partite vere e proprie battute notturne contro i migranti, di notte, casa per casa. A nulla è servito spostare le frontiere più a sud, militarizzare foreste e deserti.

La situazione messicana, seppur decisamente diversa da quella italiana, annuncia fenomeni che abbiamo il compito di contrastare soprattutto facendo in modo che quei meccanismi non si radichino nel nostro paese,  nel mezzogiorno d’Italia o lungo i nuovi corridoi balcanici.

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I testimoni messicani presenti alla prima Carovana hanno ricordato -alle persone incontrate nel viaggio- le strategie dei mercanti di esseri umani e di come il loro agire indisturbato abbia cambiato in poco tempo il volto di un’intera regione del pianeta. La tratta di esseri umani è diventata redditizia almeno quanto il commercio di stupefacenti.

Il  comandante della missione EunvaFor Med ha affermato, del resto, che alcuni minori non accompagnati ‘possano essere stati venduti alle reti che espiantano gli organi'”.

Il cammino dei migranti centroamericani spesso coincide con le rotte del narcotraffico, in maniera analoga le mafie nella nostra penisola e di quelle che  in pochi mesi hanno preso il sopravvento sul corridoio balcanico allargano inesorabilmente il controllo del destino dei migranti che giungono sulle coste europee. È doveroso interrogarsi sul peso che l’economia illegale ha sul bilancio del nostro paese e far sì che i nuovi cittadini arrivati dal sud del mondo entrino in contatto, in primo luogo, con la parte più disponibile del nostro paese, facendo in modo che il mondo dell’integrazione e dell’accoglienza sia il tramite più efficace verso la trasformazione di queste persone in cittadini tra i cittadini.

Per ulteriori informazioni: http://carovanemigranti.org/


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