Il tabù del sangue e la sfida delle ragazze nepalesi

Ogni mese, in Nepal, le ragazze vengono considerate ‘impure’ e ‘contaminate’ per alcuni giorni: durante il proprio ciclo mestruale viene vietato loro di guardare in direzione del sole, di toccare frutta, fiori e persino di stare a casa propria. A volte il periodo di totale esclusione raggiunge i 10 giorni.

Questa antica tradizione, chiamata Chhaupadi, è molto diffusa nelle comunità hindu del Nepal occidentale. Deriva dalla superstizione secondo la quale ciò che è toccato da una donna, durante proprio periodo mestruale, verrebbe “contaminato” da sventura, malattie e impurezza morale. Alle donne è anche proibito mangiare carne, latticini, frutta e verdure per timore che le loro mestruazioni possano rovinare il raccolto.

Durante i “giorni impuri” è concesso loro soltanto di mangiare riso, sale e cibo secco. Queste assurde limitazioni mutilano l’istruzione femminile e viene messa a dura prova la salute fisica e mentale – così come il ruolo nella società – delle donne. Nonostante nel 2005 la Corte Suprema del Nepal abbia dichiarato il Chhaupadi illegale, nelle comunità rurali questa pratica è ancora molto frequente.

Ma alcune adolescenti di Sindhuli, 130 km a sudest di Kathmandu, hanno deciso di sfidare il tabù fotografando tutto ciò che è loro proibito di toccare, come parte di una campagna di sensibilizzazione di WaterAid.

Manisha è una ragazza di 14 anni che ha preso parte al progetto. Ha raccontato le limitazioni subite durante le sue prime mestruazioni: “Mi hanno portata a casa di un’altra persona. Non mi era permesso andare a scuola, e neppure di leggere un libro. È diffusa opinione quella secondo cui non possiamo studiare durante il ciclo”.

Alle ragazze, che non hanno mai usato una macchina fotografica prima, è stata data la possibilità di esibire pubblicamente il proprio lavoro, in modo da poter facilitare il dibattito sul tabù mestruale con i propri amici e parenti. Viene data loro voce, in un paese in cui il 58% delle donne è analfabeta.

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Barbara Frost, chief executive di WaterAid, ha parlato dell’idea alla base del progetto: “Il silenzio e la stigmatizzazione attorno alle mestruazioni incide sulla vita quotidiana delle ragazze. Inoltre, con dei sanitari che giacciono nella totale sporcizia e contro ogni norma igienica, donne e ragazze rischiano molte infezioni. È fondamentale, per il benessere femminile, essere in grado di affrontare le mestruazioni in modo dignitoso e igienico. E aiuta le donne a comprendere che possono svolgere pienamente un ruolo attivo nella società, a prescindere dal periodo del mese”.

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Sushma Diyali, 15 anni: “Questa è l’immagine dello specchio e del pettine che uso a casa. Nella nostra società, quando le ragazze hanno la loro prima mestruazione, non è concesso loro di guardarsi allo specchio, né di pettinarsi. La mia famiglia ed io non seguiamo questa pratica, credo che specchi e pettini siano degli strumenti di pulizia. Come essere umano credo che sia fondamentale mantenersi puliti e sani. Se le mie amiche potessero vivere in un ambiente come il mio, in cui non ci sono limitazioni durante il periodo mestruale, e se ricevessero maggior sostegno dalle loro famiglie, potrebbero essere libere ed esplorare il grande potenziale che è attorno a loro. Io la penso così”


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Sushma Diyali, 15 anni: “Questo è il bagno della nostra scuola. Abbiamo urgente bisogno di strutture che siano pensate per le nostre esigenze femminili. La porta di questo bagno non si chiude. E inoltre ci sono pochissimi bagni, e bisogna aspettare tantissimo tempo”.

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Manisha Karki, 15 anni: “Questo è il torrente dove lavo i miei panni. Durante il ciclo, per noi ragazze è molto imbarazzante lavare i tamponi in pubblico, e siamo costrette a cercare i luoghi più nascosti dove poterci lavare tranquillamente”.


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Rabina Budhathoki, 15 anni: “Il giorno della mia prima mestruazione ero nei campi a raccogliere erba e legna per il fuoco. Non sapevo cosa fossero le mestruazioni, nessuno mi aveva detto che avrei iniziato a sanguinare. Mi sono spaventata molto, ero terrorizzata. Nessuno era lì per aiutarmi. Non sapevo usare i tamponi ed è stata difficilissima saper gestire i cambiamenti che erano in atto dentro di me. Ecco perché voglio provare ad aiutare le ragazze più piccole che sembrano confuse come lo ero io. Raccomando a tutte di concentrarsi sulla pulizia e sull’igiene”


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Bandana Khadka, 15 anni: “Questo è il panorama che vedo ogni mattina affacciandomi a est. Da casa mia c’è un’alba meravigliosa, proprio sui monti e sulle colline. È piacevolissimo alzarsi con la benedizione di questo calore. Quando mi sono venute le mestruazioni, mi è stato impedito di guardare il sole. Ma nonostante ciò, continuo a guardalo. E non mi è mai successo niente. Ho studiato che esiste una sorta di “vitamina del sole”, la vitamina D. Sono i raggi solari a permetterne l’assunzione. Dopo aver imparato questa lezione, mi sono reso conto che durante le mestruazioni non dobbiamo assolutamente chiuderci nelle nostre stanze”.


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Bandana Khadka, 15 anni:  “Queste nella fotografia sono mia madre e la mia sorellina. Vedete con quale amore la nutre. Mia madre ama anche me, ma durante il mio ciclo vengo separata da tutti e devo mangiare a distanza. Quando non c’è il contatto fisico con gli altri, non mi sento amata. Durante il periodo mestruale abbiamo bisogno di ancora più amore e sostegno, ma quando sono separata dagli altri e vengo trattata come un’intoccabile non sento amore né da mia madre né da mio padre. Provo rabbia, è davvero triste essere trattate così”.

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 Sabina Gautam, 15 anni: “In questa foto mia madre sta tagliando la papaya. Nella nostra comunità c’è la credenza che durante le mestruazioni non si debba mangiare questo frutto. A me piace tanto ed è un frutto molto nutriente, ma quando ho il ciclo non posso né mangiarla né toccare l’albero su cui cresce. La verità è che durante questo periodo le ragazze dovrebbero mangiare persino più frutta e verdura del solito per mantenere il corpo sano e forte”.

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