Non solo xenofobia: a Roma c’è un posto dove i rifugiati si sentono a casa

La periferia est della Capitale è conosciuta per il disagio sociale e il numero crescente di atti di razzismo e violenze verso i migranti. Eppure sulla Casilina c’è un centro, o meglio una casa, dove insieme migranti e residenti locali hanno riscritto le regole della convivenza [foto copertina: Scultura Fasasi].

A Roma, in via Casilina 634, esiste un luogo di accoglienza, integrazione e promozione interculturale che opera attivamente sul territorio da cinque anni. Ma soprattutto una casa dove i rifugiati hanno la grande opportunità di frequentare corsi di formazione, imparare italiano e inglese e trovare accoglienza. Lo scorso ottobre sono state inaugurate le attività della nuova stagione. È stata per me l’occasione di conoscere una realtà molto importante per il territorio e di scambiare due parole con Marianna Occhiuto, responsabile della comunicazione e della raccolta fondi di Casa Scalabrini 634.

foto: Alessandro Micci

Come nasce la decisione di aprire un centro di accoglienza e integrazione in un quartiere come il Casilino, difficile da raggiungere per i rifugiati con i trasporti pubblici?

Casa Scalabrini 634 è un programma dell’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS) che nasce all’interno del ex-seminario, spostato in altra sede, della Congregazione dei Missionari di San Carlo – Scalabriniani che operano da oltre 130 anni al fianco di migranti e rifugiati in 32 paesi del mondo. Seguendo l’invito di Papa Francesco di utilizzare conventi, seminari e spazi in disuso per accogliere migranti e rifugiati, la Congregazione Scalabriniana ha deciso di destinare la struttura rimasta vuota al programma. Dal 2015, in Via Casilina 634 promuoviamo la cultura dell’incontro, dell’accoglienza e dell’integrazione con attività e progetti rivolti non solo a migranti e rifugiati ma anche alla comunità locale. Abbiamo scelto di procedere senza convenzioni portando avanti le nostre attività con progetti e grazie al supporto della Congregazione, di molte fondazioni e donatori privati.

Come procede l’integrazione tra i migranti e gli abitanti della zona, in un periodo storico difficile come quello che stiamo vivendo? Appena sei mesi fa, ad aprile, gli abitanti di Torre Maura hanno scatenato una vera e propria rivolta contro la decisione di accogliere nel quartiere una comunità rom.

La Casa offre opportunità e servizi anche alla comunità locale, non solo a migranti e rifugiati. Nel tempo è quindi diventata un punto di riferimento per tutti. In questi anni di attività abbiamo offerto numerose opportunità di incontro e conoscenza reciproca tra le persone. In questo modo abbiamo visto nascere nuove relazioni, nuove amicizie.
Inoltre, il grande lavoro fatto in questi anni nella creazione della rete anche con le realtà locali – come per esempio l’Ecomuseo Casilino, il Commissariato di Polizia, i commercianti del quartiere e le scuole del territorio – ci ha permesso di farci conoscere entrando in punta di piedi e dimostrando con le attività quotidiane il nostro spirito di apertura e accoglienza.
Proprio come ha detto Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019, promuoviamo l’idea che “non si tratta solo di migranti, ma di tutti noi”.

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foto: Alessandro Micci

Lo scorso 5 ottobre è stata inaugurata la nuova stagione di Casa Scalabrini 634, quali sono le attività che si svolgono nella struttura?

Casa Scalabrini 634 promuove la cultura dell’incontro, dell’accoglienza e dell’integrazione tra migranti, rifugiati e comunità locale. La Casa porta avanti attività seguendo i quattro verbi indicati da Papa Francesco come le azioni operate dalla Chiesa nei confronti di migranti e rifugiati: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Proviamo a capire come si concretizzano questi verbi. Partiamo da accogliere.

Accogliamo rifugiati, giovani adulti e famiglie in semi-autonomia, per favorire la loro integrazione nella comunità. Lavoriamo per creare una cultura dell’accoglienza e inclusione anche all’interno della comunità locale.

Proteggere.

Dialoghi è il nostro progetto di sensibilizzazione sul fenomeno migratorio che portiamo avanti nelle scuole, nelle parrocchie, tra le altre associazioni e nei luoghi di aggregazione.

Promuovere.

Anche grazie al prezioso supporto di oltre 40 volontari e in collaborazione con altre associazioni e realtà attive sul territorio, portiamo avanti diversi corsi di formazione gratuiti e aperti a tutti (richiedenti asilo, rifugiati, migranti e comunità locale) tra cui corsi di lingua (italiano e inglese), corsi di informatica e corsi di scuola guida per la preparazione all’esame di teoria. Inoltre abbiamo il laboratorio di sartoria Taglia e cuci in tutte le lingue del mondo, ideato in collaborazione con l’Associazione Migranti e Banche. Presso la nostra sartoria collaboriamo anche con il progetto LaMin (Lavoro, Migranti, Integrazione) – all’interno del quale dal 2018 sono realizzati laboratori di sartoria di base. Abbiamo sviluppato il progetto di agricoltura sociale Campi Ri-aperti in collaborazione con la Cooperativa Kairos e con il supporto dell’Associazione Insieme, oltre a un corso di alfabetizzazione finanziaria, anche questo portato avanti dall’Associazione Migranti e Banche.

Integrare.

Organizziamo attività di restituzione al territorio e incentiviamo la promozione della convivenza interculturale e interreligiosa attraverso le iniziative Ri-diamo (giornate dedicate alla pulizia del quartiere; visite alla stazione dove un gruppo di volontari rifugiati, migranti e locali consegna i vestiti ai senza tetto e trascorre del tempo con loro), Ri-scopriamo Roma (visite guidate nei luoghi più importanti della città per accompagnare i beneficiari alla scoperta delle bellezze e della cultura della Capitale), Percorso Salute (incontri sulla salute della donna e giornate di screening gratuite in collaborazione con l’Associazione Susan G. Komen Italia, la Fondazione Policlinico Gemelli e la ASL del territorio. Ambulatorio e Farmacia in collaborazione con l’Istituto di Medicina Solidale) e web-radio On the Move (dedicata ai temi di intercultura, integrazione e informazione con sede a Casa Scalabrini 634 su www.onthemoveradio.it).

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foto: Alessandro Micci

Quali sono i risultati concreti di tutte queste attività?

I nostri corsi e le nostre attività nascono proprio con lo spirito di creare occasioni di incontro tra le persone. Il fatto che queste attività siano poi aperte a tutti, migranti, rifugiati e alla stessa comunità locale, ci permette di lavorare nel quotidiano sul tema dell’incontro e dell’integrazione. Se le persone si incontrano e si conoscono, possono nascere nuove relazioni, nuove amicizie. Siamo fortemente convinti che l’incontro con l’altro, le relazioni, il costruire e “il fare insieme” siano aspetti fondamentali per promuovere una vera integrazione.

Da quando è sorto il centro, quali sono i numeri dell’accoglienza e dell’integrazione?

È importante sottolineare come non definiamo questo luogo un centro, ma una “casa” in cui tutti sono parte di una grande famiglia. Dal 2015, anno di apertura della Casa, abbiamo accolto 155 rifugiati, tra giovani adulti e famiglie, di cui 130 hanno raggiunto la piena autonomia pur rimanendo coinvolti nelle attività proposte dalla Casa. I restanti 25 sono ancora presenti in Casa. Per quanto riguarda il progetto di sensibilizzazione in scuole, parrocchie e altre associazioni, dal 2015 ad oggi abbiamo incontrato oltre 10.500 beneficiari tra bambini, giovani e adulti. Ogni anno raggiungiamo circa 300 beneficiari attraverso i nostri corsi di formazione e le altre attività.

foto: Alessandro Micci

Quali sono le comunità con cui vi trovate maggiormente a interagire?

In quanto al lavoro specifico con le comunità migranti di Roma, collaboriamo con la comunità latinoamericana e con quella filippina, in cui operano direttamente i missionari scalabriniani. Il nostro lavoro è comunque incentrato sui ragazzi rifugiati che ospitiamo. Negli anni abbiamo ospitato ragazzi provenienti da Senegal, Mali, Niger, Gambia, Guinea, Marocco, Sierra Leone, Iran, Nigeria, Siria, Birmania, Tibet, Etiopia, Repubblica del Kosovo, Eritrea, Pakistan, Burkina Faso, Afghanistan, Guinea Conakry, Ucraina, Congo, Costa D’Avorio e Venezuela. Le diverse provenienze dei ragazzi accolti ci permettono di lavorare ancora di più sull’integrazione e sull’interculturalità.
Il forte e costante lavoro con la comunità locale ci permette inoltre di creare continui canali di scambio e conoscenza reciproca. Infine, stiamo rafforzando le relazioni anche con le comunità migranti presenti nel territorio, tra cui quella bangladese, che ha una sua forte presenza proprio qui a Torpignattara.

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Quanti volontari partecipano ai progetti di Casa Scalabrini? Come fare per collaborare?

Anche grazie al prezioso supporto dei nostri volontari, riusciamo ogni anno a portare avanti i tanti corsi di formazione e le attività della Casa. Crediamo molto nell’importanza del “volontariato relazionale”: lo stare insieme alle persone, il “fare con”, è al centro della nostra idea di volontariato.
Per saperne di più sulle attività e restare sempre aggiornati è possibile visitare il nostro sito o seguire le nostre pagine Facebook e Instagram. È inoltre possibile scrivere a info@scalabrini634.it o chiamare il numero 06.2411405 per entrare in contatto diretto e venire a conoscere da vicino Casa Scalabrini 634.


Profilo dell'autore

Luca La Gamma

Luca La Gamma
La sua formazione giornalistica inizia a 20 anni quando avvia una serie di collaborazioni con piccole testate romane occupandosi di sport e sociale. A 25 anni diviene giornalista pubblicista e a 26 decide di partire per la Spagna, tappa fondamentale per la sua crescita personale. Laurea in Lingue e letterature moderne alla Sapienza di Roma e in Editoria e giornalismo alla Lumsa di Roma. Attualmente consulente per la comunicazione in INPS. Viaggiatore, sognatore e amante della vita in tutte le sue sfumature, si identifica in Frontiere News perché è la voce fuori dal coro che racconta quelle storie che non vengono prese in considerazione dall’élite giornalistica.

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