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Olio di palma, una risposta ambientalista

di Sergio Baffoni* "L’olio di palma e la geopolitica della demonizzazione" è il titolo di un articolo pubblicato su Frontiere News a firma di Logan G Lee. L’articolo critica aspramente le campagne ambientaliste sui prodotti che contengono olio di palma: dannosità, impatti sull’ambiente e sulle popolazioni locali, sarebbero tutti argomenti pretestuosi. Lo sono davvero? Vediamoli uno alla volta. Alimentazione. Logan G Lee sostiene che l’olio di palma, in "dosi normali", non è più dannoso del burro, e forse è vero, non sono un esperto di alimentazione. Ma non bisogna essere esperti di alimentazione per accorgersi che, a differenza del burro, l’olio di palma è oramai ovunque, nella stragrande maggioranza dei prodotti confezionati: dalle merendine, ai biscotti, alla Nutella e molti altri meno sospettabili. L’olio di palma è una materia prima…
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Story of a solar fridge

Per circa 20 anni, violenze e conflitti hanno rappresentato la brutale norma nel nord-est Congo. Diversi gruppi armati combattono per contendersi territori e risorse naturali, intrappolando centinaia di migliaia di famiglie nel fuoco incrociato. Per queste persone, scappare per salvarsi la vita è diventato regolare. Questa regione è molto difficile da raggiungere. Strade poco percorribili, dense foreste pluviali e la presenza di milizie allontanano la maggior parte delle organizzazioni umanitarie. Eppure, nei molti villaggi remoti vivono famiglie che hanno bisogno di essere raggiunte. Una crisi spesso dimenticata, quella della Repubblica Democratica del Congo. Stando alla scarsa copertura mediatica non sembrerebbe, ma milioni di persone continuano a essere private dell'assistenza sanitaria e di altri servizi vitali a causa di ricorrenti ondate di violenza. "Nell'ottobre 2015 ho accompagnato un'equipe dell'organizzazione umanitaria Medair nella zona orientale del Congo,…
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Inner Me

Seguendo il vagabondare curioso di una ragazzina - tra mercati affollati, mattatoi, fornaci e cacciatori di pipistrelli - le vite di quattro donne narrano la durezza di nascere donna e di essere sorde in una società che è ostile dell'una e dell'altra condizione Inner Me è un breve documentario sulle storie di Immaculée, Jemima, Sylvie e Stuka, quattro donne sorde che combattono contro la marginalizzazione nella città di Butembo nella Repubblica Democratica del Congo, un paese segnato dalla guerra. In Congo la voce delle donne è raramente ascoltata. Vittime di una cultura di stupri sistematici, le donne spesso affrontano oppressione, discriminazione e abuso. Essere non udenti marginalizza ulteriormente, se possibile, le donne. Chi non può sentire - e non può essere sentito - è un escluso in casa propria. La società congolese crede…
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Libia, non per tutti quella delle Nazioni Unite è l’unica strada percorribile

di Alessandro Pagano Dritto (Twitter: @paganodritto)   Mentre all'UNSMIL si chiude nei sospetti di parzialità e faziosità l'era di Bernardino Leon e si apre, con implicite speranze di rinnovamento e successo finale, quella di Martin Kobler, dalla Tripolitania - ma non solo dalla Capitale - proviene un'idea alternativa al dialogo attualmente in corso: un dialogo tra soli libici che potrebbe non contemplare più la mediazione delle Nazioni Unite e della comunità internazionale.   UNSMIL, il tedesco Martin Kobler succede a Bernardino Leon nel probabile segno della continuità. Il 17 novembre 2015 il diplomatico tedesco Martin Kobler succedeva allo spagnolo Bernardino Leon alla guida della United Nations Support Mission in Libya (Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia, UNSMIL). La successione, per la verità già prevista da qualche mese, giungeva…
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Afropolitan, il rinascimento musicale africano a Roma

Afropolitan è il tentativo di tradurre in musica i nuovi linguaggi che da circa un decennio caratterizzano il rinascimento africano. Un termine coniato nel 2005 dalla scrittrice ghanese Taiye Selasi, reso poi celebre dal filosofo camerunense Achille Mbembe nel saggio “Afropolitanism”, in cui sostiene la multiculturalità come via africana alla cittadinanza globale. Un termine che fa riferimento a quella classe media “mobile, sociable and attractive” capace in questi anni di ritagliarsi spazi di assoluto rilievo nel campo dell’economia e delle arti e che ben si presta a descrivere questa nuova identità nera apolide. “Giovani, urbani e culturalmente consapevoli” come ha sagacemente titolato la CNN in uno speciale dedicato proprio alla nuova imprenditoria Afropolitan. Un’esplicita presa di distanza dal “disastro pornografico” con cui a lungo abbiamo descritto le apocalissi del continente…
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