Cresce l’incitamento all’odio razziale in Italia

Preoccupante aumento dell’incitamento all’odio razziale in Italia. La denuncia giunge da un network di otto associazioni che hanno approfondito il problema in un rapporto presentato martedì a Ginevra al CERD – Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale delle Nazioni Unite – denominato “Racist hate speech”.

Il documento evidenzia come l’Italia si possa considerare “un caso esemplare dell’uso strumentale di migranti, rom e rifugiati da parte di movimenti e partiti nazionalisti e xenofobi per guadagnare il favore dell’opinione pubblica” e sottolinea come la prossima campagna elettorale “potrebbe esacerbare nuovamente il dibattito su immigrazione e rom con il ritorno di una retorica xenofoba, anti rom e anti immigrati”. Con il governo attuale “sembra iniziata una nuova fase”, ma i problemi restano.

Per esemplificare la situazione nel nostro Paese, le associazioni hanno analizzato la campagna per le amministrative del 2011 a Milano. In quell’occasione Lega Nord e Popolo delle Libertà evidenziarono il rischio della trasformazione della città lombarda in una “zingaropoli islamica” in caso di vittoria del centrosinistra.

Anche Forza Nuova, che fa della lotta all’immigrazione una delle armi di battaglia e che definisce l’immigrazione una “dolorosa ferita nell’armoniosa convivenza dei popoli”, ha pubblicato manifesti inneggianti l’espulsione dei rom con l’immagine di uno stupro.

Raro l’avvio in Italia di procedimenti penali nel merito. Le “pene minime”, i “dubbi interpretativi” e soprattutto “la scarsa applicazione” della normativa contro l’odio razziale, sono le principali mancanze che impediscono una vera lotta all’incitamento all’odio razziale, spiegano le associazioni, nonostante organismi internazionali come la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo abbiano sottolineato come questo tipo di comportamento non possa rientrare nei diritti della libertà d’espressione.

Sotto accusa i media, i quali, oltre a non dar voce alle minoranze, hanno ormai determinato una “etnicizzazione del crimine” soprattutto a danno di rom e sinti, omettendo spesso l’indicazione del paese di origine di chi commette reati e creando quindi una “sorta di responsabilità criminale collettiva”.

Anche i social network contribuiscono notevolmente all’aggravarsi di questo fenomeno.

Se la penna è più potente della spada, le tastiere dei computer oggi possono essere più potenti di carri armati e mitragliatrici e ugualmente distruttivi. L’anonimato garantito dal web spinge spesso le persone a digitare cose che non direbbero mai in faccia a qualcuno ed in questo modo la rete diventa un potente veicolo di odio.

Se su Facebook sono presenti gruppi denominati “rispediamo indietro gli immigrati”, “tre ragioni per cui E.T. è meglio degli immigrati” o “se loro protestano con i bastoni, noi replicheremo con i cannoni” è anche a causa della mancata ratifica del protocollo addizionale alla convenzione europea sul “ciber crime”, al momento solo firmato, che permetterebbe un serio lavoro delle autorità contro razzismo e xenofobia.

Una nota spiega che “le associazioni hanno richiesto ai membri del Comitato dell’ONU di formulare una general recommendation per rafforzare gli strumenti internazionali esistenti in tema di lotta contro le discriminazioni razziali”.

Paola Totaro


2 Comments

  • Il problema è che Milano E’ diventata una zingaropoli… e i crimini sono in aumento, specie le violenze carnali, che guarda caso, lo 80% dei casi sono opera di musulmani…
    si può abbaiare di razzismo quanto si vuole, ma sta succedendo proprio quello che i legisti e i pdlini dicevano…

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