Il lefebvriano Giulio Maria Tam: “Contro gli immigrati fare come i kamikaze islamici”

"Don" Giulio e Roberto Fiore - foto d'archivio

Come ogni anno 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma, i nostalgici del fascismo si sono dati appuntamento a Predappio in Romagna. In questa ultima occasione, si sono celebrati i 90 anni dal giorno in cui Mussolini, in testa a decine di migliaia di militanti fascisti, entrò nella Capitale per rivendicare la guida della nazione. Due giorni dopo, il 30 ottobre, Re Vittorio Emanule III cedette alle pressioni e incaricò il Duce di formare un nuovo governo. Il Partito Nazionale Fascista salì al potere e lo Stato liberale si dissolse.

A Predappio si è registrato il “tutto esaurito”: affollati alberghi, ristoranti e negozi con i souvenir di Mussolini. “Non abbiamo un conto preciso dei partecipati, ma ne stimiamo circa cinquemila”, racconta uno degli organizzatori”.
Tra i partecipanti vestiti di nero, famiglie con bambini, qualche reduce e molti giovani.

Giacomo Galeazzi di Vatican Insider ci racconta la giornata. Una sorta di “pellegrinaggio“: si comincia con la villa in cui è nato Mussolini a Carpena a pochi chilometri da Forlì, poi il corteo con le bandiere tricolore, simboli fascisti e saluti romani fino a giungere alla tomba del Duce.

Ad accogliere i nostalgici, il loro padre spirituale, “don” Giulio Maria Tam. Padre e madre democristiani, un fratello più o meno leghista e un altro deputato alla Regione Lombardia per i Democratici di Sinistra. Fascista da quando aveva 15 anni, attivista di Alleanza Cattolica, Tam ha sempre criticato aspramente la Chiesa post conciliare, giudicandola una “banda di mollaccioni senza spina dorsale” come racconta di lui Gian Antonio Stella.

Scelse quindi di entrare nel seminario di Ecône del vescovo scismatico Marcel Lefebvre. “Presi i voti (scismatici) nel 1980, ha girato mezzo mondo come missionario dei cattolici ultra-tradizionalisti nemici del Concilio Ecumenico Vaticano II: due anni in Italia, due in Svizzera, due in Messico, due in Spagna, due in Francia”. “Sempre più duro – continua Stella – sempre più nero. Al punto che quando nel 2000 avvenne il tentativo di un riavvicinamento tra gli eredi del monsignore ultra-tradizionalista e la Chiesa, lui si oppose con tale cocciutaggine da essere buttato fuori dalla Fraternità: era troppo estremista anche per loro”. Tam, che nel 2009 si è candidato alle Europee con Forza Nuova, è stato sospeso a divinis e scomunicato dalla Chiesa Cattolica.

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Una volta inquadrato il personaggio si comprendono meglio le sue parole, come il motto anti-islam “Rosario e manganello” e l’appello per la ricerca di kamikaze cattolici.

A Predappio ha inneggiato alla rivolta anti-immigrati: “Gli islamici ci danno un esempio grande, loro si fanno saltare in aria per la fede. Tutti i nostri camerati ci stanno guardando dal cielo. E’ arrivata l’immigrazione, adesso tocca a voi difendere il Paese. Dobbiamo attirare le forze divine per fare le prossime battaglie: è un dovere di ogni italiano difendere la propria patria”.

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Avrebbe voluto celebrare una messa in onore di Mussolini, ma da scomunicato, ha optato per la consegna a tutti i partecipanti di un rosario, sgranato per tutto il “pellegrinaggio”.

Di sé stesso “don” Tam dice: “La mia tonaca è una camicia nera taglia XXL”. Il suo punto di riferimento sono i “preti neri” del ventennio come don Gino Artini e don Ettore Civati, centurione della Milizia, volontario in Albania e podestà in Valtellina, finito spretato e funzionario del Min.Cul.Pop. (Il Ministero della Cultura Popolare, un ministero del governo italiano nel Regno d’Italia col compito di controllo e organizzazione della propaganda del fascismo).

Ma ancor più, Tam subisce il fascino di don Tullio Calcagno, il prete scismatico che teorizzò una sua idea di cattolicesimo fascista. Calcagno, dopo aver avviato la rivista Crociata italica, fu sospeso a divinis e scomunicato. L’uomo a causa del grande scontro con la Chiesa scelse addirittura di rifiutare il conforto di un sacerdote davanti al plotone di esecuzione.

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L’ex lefebvriano nella sua “omelia”, con il sostegno dei astanti al grido di “duce, duce”, non ha trascurato di trattare argomenti di attualità e si è scagliato contro la “politica liberale” degli ultimi anni in Italia. “Non credete al centrodestra e al centrosinistra, ci fanno perdere – ha sentenziato Tam-. Sono strumenti di un sistema che ci ha distrutto. Leggete bene la storia perché si ripete. Mussolini ci ha dato l’esempio più grande che si può dare nella storia: ha preferito morire piuttosto che piegarsi”.

Infatti, secondo alcuni, queste celebrazioni non sono solo nostalgiche. Lo conferma Domenico Morosini il quale, insieme alla moglie gestisce il centro di ricerca dentro Villa Mussolini: “ Se sarò ancora al mondo faremo la marcia pacifica a Roma nel 2022 per il centenario. Il duce ogni anno diventa sempre più importante, penso che dia più fastidio da morto che da vivo”.

Quest’anno il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti –Pd- ha deciso di far pagare 30 euro ad ogni pullman in arrivo. Grande dispiegamento, inoltre di forze dell’ordine, lungo la strada. Ma Morosini non comprende: “In dieci anni mai una discussione. Perché tutti vengono proprio a Predappio? Perché cercano un leader che purtroppo ormai non c’è in Italia”. Quella di Mussolini “è la terza tomba più visitata al mondo, con centomila persone l’anno. Qui non facciamo politica, anche se c’è chi vorrebbe”.

Nella ricorrenza dei 90 anni dalla Marcia su Roma, l’artista di Gradara, Mirko Ambrogini, ha realizzato presso Villa Mussolini una “via crucis” “Lacrime e sangue” in riferimento alla crisi economica che stiamo attraversando. L’artista spiega che iniziative come la sua sono “sempre contestate: è un sacrificio fare qualcosa in ricordo di Mussolini. Il fascismo e Mussolini è sempre qualcosa di scomodo, specialmente in un momento in cui l’Italia non ha una guida. Fa paura la presenza di Mussolini, perché moltissime delle sue idee erano una guida sicura per l’Italia”.

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Forse troppo sottovalutati dalle istituzioni italiane, c’è chi invece evidenzia i rischi di questi atti. Come l’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane) che ha dichiarato in un comunicato: “Oggi, 28 ottobre, triste anniversario della ‘Marcia su Roma’ purtroppo celebrata da gruppi di nostalgici in varie parti d’Italia, l’Ucei, esprime preoccupazione per insorgenti fenomeni di ideologie razziste e antiebraiche”. Nello specifico “leva la sua protesta perché ad Affile è stato eretto un sacrario in memoria di Rodolfo Graziani” del quale chiede la demolizione.

Ma i militanti di destra presenti a Predappio non hanno dubbi “ Siamo convinti più che mai –dice uno di loro -. Veniamo sulla tomba di colui che ci ha dato civiltà, onore, rispetto e orgoglio. Deve essere un esempio e sostegno per ritornare a quelle origini altrimenti siamo nello sfascio totale”.

Paola Totaro


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