Turchia, il governo arresta 29 dissidenti per i loro tweet

Non sembrano placarsi le proteste che stanno infiammando la Turchia in questi ultimi giorni; i manifestanti anti-governativi hanno infatti ignorato un appello del governo centrale a mettere fine ai disordini nei quali due persone hanno già perso la vita.

Martedì, il vicepremier Bulent Arnic si era scusato per l’eccessiva violenza mostrata dalla polizia nei confronti dei manifestanti la cui crociata era partita con l’intento di salvare un parco di Istanbul ma è presto sfociata in un catalizzatore di tensioni più profonde all’interno del Paese.

Tensioni che hanno portato, oggi, ad un incontro tra i rappresentanti dei manifestanti anti-governativi e il vicepremier turco ad Ankara in cui i primi hanno chiesto che vengano rimossi i capi della polizia di Istanbul e Ankara, e di altre città del Paese, ritenuti responsabili delle brutalità delle forze antisommossa. Brutalità che si sono estrinsecate in un uso di gas lacrimogeni ed idranti contro centinaia di manifestanti dopo che questi ultimi hanno ignorato gli avvertimenti a disperdersi, nelle città di Istanbul, Ankara ed Hatay.

In migliaia si erano radunati pacificamente a piazza Taksim ad Istanbul per gridare il loro disprezzo nei confronti del primo ministro Recep Tayyip Erdogan che aveva precedentemente bollato i manifestanti come vandali ed estremisti.

Inoltre sono almeno 29 le persone arrestate nella città costiera di Izmir, più altre 9 persone ricercate, con l’accusa di aver incoraggiato la ribellione tramite i social media e twittando “informazioni fuorvianti e calunniatore”; ricordiamo infatti la posizione del primo ministro Erdogan che ha definito le reti sociali e nello specifico Twitter, una “cancrena della società”.

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Dopo l’incontro con Arnic i rappresentanti dei manifestanti anti-governativi hanno tenuto una conferenza stampa nella quale hanno ribadito la loro richiesta di rispetto della libertà d’espressione e l’abbandono dei gas lacrimogeni da parte della polizia i quali avrebbero portato alla perdita della vista per almeno 4 persone e al ferimento di altri 2300. Oltre a questo i portavoce dei manifestanti hanno richiesto che venga cancellata la demolizione del parco di Gezi, vero seme della discordia tra governo e popolo, e il rilascio delle persone arrestate.

Andrew Simmons, inviato da piazza Taksim per al-Jazeera ha reso noto come le proteste si siano svolte pacificamente e che la violenza è stata solo sporadica, paragonando il clima all’interno della piazza a quello di un “picnic”.

Nella giornata di ieri è stato inoltre convocato uno sciopero da parte della Confederazione dei Sindacati di Lavoratori Pubblici, della confederazione dei Sindacati Rivoluzionari dei Lavoratori, del Collegio Ufficiale dei Medici di Turchia, e dell’Unione dei Collegi di Ingegneri e Architetti.

Migliaia di lavoratori, rispondendo all’appello, si sono dati appuntamento in piazza Taksim dove agitando bandiere bianche o rosse si sono uniti ai manifestanti, invadendo la piazza e chiedendo le dimissioni del premier.

Parlando alla conferenza annuale del consiglio turco-americano, alla quale era presente il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il vicepremier turco Ali Babacan ha affermato come il governo rispetto il diritto di manifestare pacificamente ma è anche tenuto a proteggere i cittadini contro la violenza. “C’è bisogno di una netta distinzione tra gruppi terroristi od organizzazioni illegali e cittadini che protestano su basi di non violenza” ha puntualizzato.

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Biden ha affermato come siano soltanto i cittadini turchi a poter risolvere i problemi insiti nelle proteste.

Nel frattempo aumentano i sostenitori illustri dei manifestanti di piazza Taksim: il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk, come molti altri intellettuali e artisti turchi, si è schierato contro l’approccio oppressivo e autoritario del premier Erdogan

“Mi dà fiducia e speranza nel futuro”, scrive il Premio Nobel, “vedere che i cittadini di Istanbul non rinunciano facilmente al loro diritto di manifestare a Taksim e ai loro ricordi”.

Alex Bizzarri


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