Tor Sapienza: e alla fine arrivò Borghezio

Accompagnato dall’autodichiarato fascista Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound, Mario Borghezio oggi ha sentito il bisogno di abbandonare il suo scranno di eurodeputato a Bruxelles per scendere nella capitale e visitare Tor Sapienza e il suo centro di accoglienza, assediato da tre giorni dagli abitanti della zona. La visita si è però ridotta ad un cornetto e cappuccio in un bar a qualche centinaio di metri dalla struttura blindata da un imponente schieramento di forze dell’ordine.

Decine di giornalisti di tutte le maggiori testate nazionali hanno circondato l’esponente della Lega sperando che si ripetesse l’aggressione subita da Salvini a Bologna o la cacciata avvenuta quando Borghezio si presentò davanti alla scuola Pisacane di Roma per protestare contro il numero troppo alto di bambini stranieri iscritti.  I romani, invece, lo hanno totalmente ignorato tanto che ci siamo sentiti in dovere di porgergli un paio di domande che naturalmente non hanno ricevuto risposta (vedere filmato).

Come non riceveranno risposta le istanze di un quartiere che rappresenta perfettamente la condizione delle periferie romane. Edifici fatiscenti, altissima disoccupazione, servizi e trasporti inesistenti, spaccio e prostituzione. E in un simile contesto si è pensato bene di aggiungere la presenza di un campo nomadi e di tre centri di accoglienza per stranieri. Un mix esplosivo che sta incendiando le periferie della capitale in cui a disagio si aggiunge ulteriore disagio, senza offrire soluzioni ai problemi della popolazione autoctona, dei nomadi e dei migranti.

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Le forze dell'ordine bloccano l'accesso al centro di accoglienza. Foto di Manuele Petri
Le forze dell’ordine bloccano l’accesso al centro di accoglienza. Foto di Manuele Petri

Dipingere chi abita in questo quartiere come razzista sarebbe troppo facile. Talmente facile che è ciò che si sono divertiti a fare quasi tutti i giornalisti arrivati qui in massa, pronti a raccogliere la rabbia di quanti, esasperati dalla situazione, se la prendono con “lo straniero”. In questo contesto, però, il vero straniero sono le istituzioni. Sono loro che qui non hanno cittadinanza, a meno che non ci sia da fare un bel comizio e raccogliere qualche sporco voto. E allora viva Giorgia Meloni, viva Mario Borghezio, viva pure quel fascista di Simone Di Stefano, “almeno loro ce mettono la faccia”.

E sì, perché il Sindaco Marino nemmeno in cartolina si è visto da queste parti. “Il Comitato di quartiere di Tor Sapienza mi ha consigliato di andare in visita tra qualche giorno”, la sua giustificazione. La paura della contestazione fa brutti scherzi e lascia spazio a chi la faccia (anche se brutta) ce la mette. Se non si comincia ad ascoltare la rabbia delle persone o se la si taccia di razzismo senza comprenderne le ragioni c’è il rischio concreto di spianare la strada all’estremismo, all’odio e alla violenza. Il mese scorso era stata la volta di Corcolle, a pochi chilometri in linea d’aria, dove gli abitanti del quartiere avevano picchiato chiunque fosse di colore dopo che due autiste dell’Atac erano state assalite da stranieri non identificati.

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E’ un’escalation che deve essere fermata distribuendo in maniera razionale i centri di accoglienza sul territorio e facendo rispettare le leggi, sia nei campi nomadi che nelle case popolari occupate abusivamente dagli stessi italiani che poi magari protestano contro i “clandestini”. E forse i mezzi di informazione dovrebbero lasciare Borghezio da solo al bar con il suo cappuccino e cominciare a spiegare che le leggi del diritto internazionale impongono all’Italia di proteggere i minori stranieri e i titolari di protezione internazionale presenti sul nostro territorio. E’ una questione di civiltà, come lo è garantire la sicurezza a tutti i cittadini, anche quelli della periferia romana che, fino a prova contraria, non hanno meno diritti di chi abita in centro.

di Manuele Petri

Aggiornamento: in serata il Sindaco Marino si è finalmente recato a Tor Sapienza e non lo hanno accolto tanto bene…


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