L’Italia che accoglie, l’esempio di Cagliari

di Giuseppe Novella

Che Cagliari sia da secoli uno dei maggiori crocevia d’Europa, è una storia ormai ben nota. Se ne racconta sin dall’antichità della bella città d’origine fenicia, che si affaccia gentile sul Mediterraneo dal Golfo degli Angeli, meta ambita e combattuta da secoli che ha visto le tracce di numerose popolazioni, dai popoli del mare, pericolosi mercenari al soldo del faraone Ramses, ai commercianti del Libano, dall’antica Roma alle vele dei Pisani, dalle spade spagnole degli Aragonesi; fino a diventare la culla del regno d’Italia.

Un’identità che nasce e continua oggi a concentrare nelle sue mani i semi di quasi tutte le culture del mondo mediterraneo. Lo si scopre osservando il cuore della città, dall’arte del Castello, di sapore aragonese, al quartiere Marina, fondato dai pisani e splendido esempio – come la Marina barcellonese – di quartiere popolare destinato ai lavoratori portuali e ai pescatori.

Proprio tra i vicoli stretti e caratteristici della Marina ha preso vita, negli ultimi dieci anni, il più vivace melting pot culturale del capoluogo sardo.

Come Barcellona, ma anche come la Neukoelln berlinese, la Marina – per troppo tempo abbandonata a sé stessa – rinasce sotto lo spirito della multiculturalità, nel pieno rispetto della tradizione commerciale che ha caratterizzato le sue strade e l’anima stessa della città di Cagliari, diventando uno degli epicentri focali della vita culturale e non della città.

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A contribuire a questa crescita, numerose iniziative come la scuola d’Italiano organizzata nel centro della parrocchia di Sant’Eulalia, da sempre ospitale e impegnata attivamente nel garantire l’inserimento dei numerosi individui che dalle coste nordafricane e dal sud dell’Asia arrivano a Cagliari, scalo quasi automatico per poi, eventualmente, raggiungere la penisola e l’Europa.

Molti vanno via, alcuni si fermano. Cagliari non gode di una condizione lavorativa particolarmente florida, ma molte cose stanno cambiando. “Marina è in piena evoluzione. Nel centro storico Cagliari si gioca una buona fetta del suo futuro” sostenne Don Marco Lai, parroco di S. Eulalia nel 2012, e da allora progressi ne sono stati fatti. Numerosi volontari impegnati nell’insegnamento dell’italiano L2 a giovani che talvolta sono completamente analfabeti e parlano soltanto la propria varietà linguistica. In progetto da allora persino la costruzione di una Moschea o, almeno, l’ottenimento di una sala per il culto, fortemente supportata dalla comunità cattolica locale.

«Il flusso migratorio è stato positivo per la zona, possiamo persino dire che ormai Marina è un piccolo paese nella città. La comunità ha risposto bene, ormai sono abituati» racconta Annamaria Carta, del Centro Culturale Sant’Eulalia. Tra negozi di kebab, suk, pizzerie e ristoranti che espongono il proprio pesce fresco, tra internet point tanto caratteristici quanto platani, zenzero e altri vegetali tropicali esposti fuori dalle botteghe, il tutto in armonia con musei, gallerie d’arte, spazi destinati ai giovani, caffè e locali: in Marina si respira un’aria particolare, mediterranea ma allo stesso tempo tipicamente “cittadina”. Un ulteriore esempio dello sposalizio riuscito tra culture e modi di vivere anche profondamente diversi.

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L’inte(g)razione tra etnie diverse passa soprattutto tra i più giovani: esempio del “barrio” cagliaritano è la scuola media Manno, di via del Collegio. L’istituto mette a disposizione i propri spazi e le proprie professionalità per numerosi corsi di alfabetizzazione per stranieri. «Il nostro istituto non si occupa soltanto di svolgere le normali mansioni scolastiche, ma anche di corsi di alfabetizzazione per stranieri e certificazione di lingua italiana come L2, in affiliazione all’Università di Perugia» spiega la vicepreside Paola Pessinu. «Abbiamo prestato molta attenzione a questo nuovo ruolo che la scuola media è venuta ad assumere, man mano che i giovani e meno giovani provenienti da tutto il mondo sono cominciati ad aumentare». Una realtà che contribuisce a far emergere anche le potenzialità dei ragazzi stranieri, che si rivelano spesso brillanti negli studi.

Se Cagliari – che peraltro concorre a diventare Capitale europea della cultura nel 2019 – ha compiuto notevoli passi in avanti nel suo ruolo antichissimo di crocevia del Mediterraneo, è dunque  anche merito della capacità di addetti ai lavori, cittadini e istituzioni nel rendere il capoluogo uno snodo culturale sempre più accogliente e proficuamente impegnato in tal senso.


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