L’Unione europea, la Russia e il nascente asse Varsavia-Sofia

di Kamen Kraev*

È risaputo che oltre due decenni fa il continente europeo era diviso principalmente tra due blocchi geopolitici rivali: quello “occidentale”, formato dall’EU e dal gruppo nord-atlantico, e quello “orientale”, dominato militarmente ed economicamente dall’Unione Sovietica. Il blocco orientale occupava uno spazio geografico che si estendeva per le pianure del bassopiano sarmatico, fino alla costa baltica a nord e alle rive del Mar Nero a sud.

Dopo il collasso del blocco orientale nel 1989 e dell’Unione Sovietica nel 1991, c’è voluta una decina d’anni prima che la struttura dell’Europa orientale fosse ristrutturata completamente. Lo stesso concetto di Europa orientale si è disintegrato, per lasciare il posto a termini a termini superati e che si accavallano, quali Europa centrale, Europa centro-orientale, Europa sud-orientale, Balcani, spazio post-sovietico, ecc.

Polonia e Bulgaria sono stati due esempi perfetti di questo fenomeno della reinvenzione. La maggior parte dei polacchi si considererebbero parte dell’Europa centrale, da non essere associati con “la famigerata Europa orientale”, nomenclatura sempre più riservata alle ex repubbliche sovietiche di Moldavia, Ucraina e Bielorussia. La Bulgaria, tradizionalmente considerata nazione balcanica, è diventata parte dell’Europa sud-orientale, dopo che le guerre jugoslave degli anni ’90 hanno associato il termine “Balcani” per lo più ai territori dell’ex-Jugoslavia.

Oggigiorno sia la Polonia che la Bulgaria sono stati membri della Nato e dell’UE. La prima si è unita alla Nato nel 1999 e all’UE nel 2004, la seconda rispettivamente nel 2004 e nel 2007. Da una prospettiva globale, Polonia e Bulgaria sono alleate, membri degli stessi blocchi politici e militari. Ma sul campo, l’attuale relazione tra Varsavia e Sofia è ai minimi storici dagli anni ’90.


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Nel primo decennio successivo al 1989, entrambi i paesi hanno dovuto affrontare alcune situazioni interne e problemi da risolvere a livello socio-economico, come risultato del cambio di regime. Il nuovo orientamento delle società ed economie di Polonia e Bulgaria – improntate sui principi del mercato – ha reso più facile fare affari con i mercati immediatamente vicini. La Germania per la Polonia e la Turchia per la Bulgaria, ad esempio. L’inefficiente sistema del Comecon, l’area economica comune degli stati associati all’Urss, non ha avuto più senso. Le realtà regionali hanno rilevato completamente le attività commerciali. E dove va il denaro, di solito è dove vanno anche i politici. Le politiche estere hanno iniziato a essere rivolte verso la ricerca di partner occidentali, mentre i precedenti collegamenti sono stati ampiamente trascurati.

Ci sono molti indizi che lasciano presagire che le dinamiche regionali nell’ex Europa orientale siano di nuovo in movimento. L’annessione del 2014 della penisola di Crimea da parte della Federazione russa, e la conseguente insurrezione separatista supportata dalla Russia nell’Ucraina orientale, hanno suscitato ipotesi geopolitiche dimenticate tra i legislatori europei, particolarmente a Varsavia. Per un decennio, con la sua robusta economia e la sua industria in crescita, la Polonia è emersa come capofila tra i nuovi membri dell’UE. È l’unico nuovo stato membro ad essere grossomodo analogo, in termini di popolazione e territorio, ad alcuni tra i principali membri fondatori dell’Unione. La Romania ha un potenziale territoriale, ma non ancora uno economico.

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La crisi ucraina, le crescenti tendenze nazionaliste e revansciste in Russia e la mancanza di volontà – da parte di alcuni membri UE – di resistere all’aggressione russa nel Mar Nero e nelle regioni baltiche, hanno spinto la Polonia a cercare contrappesi regionali alternativi. Analisti e politici hanno risvegliato il concetto  del periodo interbellico conosciuto come Międzymorze (“Tra i mari” in lingua polacca), un’alleanza geopolitica e militare tra le nazioni dell’area compresa tra Baltico, Mar Nero e Mar Adriatico nata per contrastare l’espansione bolscevica e stalinista degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Basta guardare la mappa qui sotto per capire che i territori di Polonia, Romania ed Ucraina da soli costituiscono già un Międzymorze, in senso geografico.

© jozefdarski.pl :Intermarium countries
© jozefdarski.pl

Crescente coinvolgimento polacco in Bulgaria

Curiosamente, l’anno scorso sono avvenuti un paio di eventi che indicherebbero che potrebbero essere sorti nuovi legami tra Sofia e Varsavia, una possibile rottura con i paradigmi regionali tradizionali.

L’attuale presidente della Polonia, Andrzej Duda, è in carica dal maggio 2015 e ha parlato di un progetto somigliante all’alleanza tra i mari come suo obiettivo in politica estera. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno già creato un tavolo di discussione per la cooperazione regionale, escludendo finora questioni di carattere militare: il Gruppo di Visegrád (V4). Ma la strategia polacca ha bisogno di espandersi oltre il blocco territoriale dell’Europa Centrale. Sembra inoltre che nessuno degli altri tre paesi del V4 si senta minacciato direttamente dalla Russia, né che stia attualmente guardando in direzione di un confronto aperto con Mosca.


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Per la prima volta in 13 anni, il 18 aprile un presidente polacco – Andrzej Duda – è stato in visita ufficiale a Sofia per incontrare la sua controparte Rossen Plevneliev e il primo ministro della Bulgaria Boiko Borissov. I capi di stato hanno discusso le possibilità di espandere le relazioni commerciali e di approfondire la cooperazione bilaterale nella sfera della sicurezza. In una conferenza stampa congiunta, i presidenti Plevneliev e Duda hanno invocato un’interruzione delle “azioni aggressive” della Russia, invitandola a “tornare” all’ordine internazionale e di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.

Il primo ministro Borissov ha dichiarato che la Polonia è un “paese molto importante” per la Bulgaria e che Sofia dà valore allo sviluppo di relazioni bilaterali nel contesto dell’UE e della NATO. Altri argomenti di discussione sono stati la cooperazione nella difesa e sicurezza, commercio e relazioni economiche. Borrisov  ha aggiunto che la Bulgaria “confida” nella Polonia per perseguire “gli interessi comuni” nei campi della sicurezza energetica e nello stabilire l’unione energetica europea.

Il Presidente Duda ha dichiarato che la sua visita a Sofia è stata la “realizzazione del formato ABC” – mar Adriatico, Baltico e Nero (in polacco: Adriatyk, Bałtyk, Morze Czarne) – un progetto di espansione delle infrastrutture dei trasporti e dell’energia in questa macro regione. Duda ha anche detto che “non ci sono dubbi” che la NATO debba rafforzare i propri fianchi orientali dal mar Baltico al Nero. In una dichiarazione congiunta, Duda e Plevneliev hanno detto che il prossimo summit della NATO a luglio sarà “fondamentale per la sicurezza dell’Europa orientale”. Plevneliev ha posto enfasi sul bisogno di una presenza più forte della NATO nell’Europa centro-orientale e sulla necessità di portare avanti più esercitazioni congiunte.

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Rapporti sempre più stretti

Nell’ottobre 2015, la Bulgaria ha firmato un contratto con due compagnie polacche per realizzare riparazioni sui motori di sei jet da combattimento Mig-29. Il mantenimento e la fornitura degli armamenti sovietici era precedentemente portato avanti dalla russa RSK MiG, ma nel settembre 2015 il contratto è scaduto. Il prezzo dei contratti polacchi è di 6.1 milioni di euro e indiscrezioni hanno fatto intendere che il prezzo fosse stato inferiore a quello dell’azienda russa, sebbene non sia mai stata resa pubblica una cifra esatta. Il ministro della difesa della Bulgaria Nikolay Nenchev ha dichiarato che il nuovo contratto sarebbe stato più conveniente di ben 12 milioni di euro. Nel dicembre 2015 la Polonia ha consegnato alla Bulgaria due motori Mig-29 di servizio, da essere utilizzati in attesa del termine delle riparazioni sugli altri sei motori. A fine marzo il governo bulgaro ha approvato un programma di 1,2 miliardi di euro per modernizzare le sue quasi obsolete forze armate. Durante la visita a Varsavia di Nenchev, l’allora ministro della Difesa della Polonia, Tomasz Siemoniak, ha detto che la Bulgaria sarebbe stata interessata in rapporti più stretti con la Polonia, in campo di forniture militari e programmi energetici.

Bulgarian Mig-29
Mig-29 bulgaro

Tutti questi sviluppi militari sono giunti sullo sfondo di un aumento dei rapporti economici tra Varsavia e Sofia. Una dichiarazione dellUfficio presidenziale della Bulgaria ha comunicato che lo scambio commerciale tra i due paesi è raddoppiato negli ultimi cinque anni, dai 670 milioni di euro nel 2010 ai 1.3 miliardi nel 2015. La Bulgaria è anche una destinazione tradizionale per i turisti polacchi; le statistiche suggeriscono che l’anno scorso 260mila turisti polacchi hanno visitato resort bulgari.


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Un altro punto su cui prestare attenzione, relativamente alle politiche polacche sul versante del Mar Nero, è quello del progetto di infrastrutture chiamato “Via Carpatia”, una rete di autostrade e ferrovie per collegare il Mar Baltico con il Mar Nero e il Mar Egeo. Nel marzo 2016, presso una conferenza internazionale a Varsavia, rappresentanti governativi di Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Turchia, Ungheria ed Ucraina hanno firmato una dichiarazione con cui si sono impegnati a promuovere la costruzione della nuova rotta di trasporti. Sebbene la Bulgaria non abbia firmato il documento, portavoce del governo polacco hanno dichiarato – come riportato da media polacchi – che la Bulgaria sosterrebbe il progetto e che “si unirà nel futuro”. Le recenti dichiarazioni dei presidenti Duda e Plevneliev toccano sensibilmente il tema dello sviluppo di collegamenti e infrastrutture trans-frontalieri.

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Via Carpatia project
©Gazeta Wyborcza: Progetto Via Carpatia

Un’altra considerazione, sul piano culturale. Ogni 3 marzo i bulgari commemorano l’indipendenza duramente conquistata dall’Impero Ottomano, ottenuta grazie a una vittoria russa nella guerra russo-turca del 1877-78. In occasione della principale festa nazionale della Bulgaria, l’ambasciata polacca a Sofia ha diffuso in tutti i social media un video in cui i diplomatici polacchi hanno recitato poesie nazionali in lingua bulgar. Il video messaggio è stato realizzato per commemorare la giornata e felicitarsi con la Bulgaria. Un evento minore, certo, ma che non è mai capitato prima nella Storia e che sembrerebbe essere interpretato come un segno del crescente interesse polacco di “corteggiare” i bulgari. Il breve messaggio è stato ampiamente apprezzato.

Una geopolitica più ampia

Tornando al tema, il progetto geopolitico che la Polonia sta cercando di realizzare non dipende integralmente dalla Bulgaria. Il paese balcanico è certamente un pezzo del puzzle. Un potenziale partner  nella regione del Mar Nero e del Mar Mediterraneo, nel campo del commercio e della sicurezza, è la Turchia. Dopo gli scontri con la Russia sulla questione siriana e, più recentemente, su quella caucasica,  Ankara ha attirato gli interessi della Polonia per controbilanciare l’espansione Russa. La Romania e la Bulgaria sono sul “sentiero geopolitico” per la Turchia, che potrebbe essere inteso come il “pezzo grosso del mosaico”. Nello stesso tempo Varsavia sta cercando partner fuori dalla NATO: Ucraina, Georgia e Moldavia. Il progetto di “alleanza tra i mari”, di cui abbiamo parlato prima, potrebbe essere quindi uno spazio di sicurezza globale non soggetto esclusivamente alla NTO. Il politologo tedesco Andreas Upland, ha scritto in un recente articolo che le possibilità che paesi come Georgia e Ucraina ricevano una piena membership alla NATO sono praticamente nulle. La Polonia e gli altri stati dell’Europa centrale e orientale sono di conseguenza orientati a cercare strutture di sicurezza alternative per le regioni del Baltico e del Mar Nero.


*Kamen Kraev è autore presso Vox Orientalis, partner editoriale di Frontiere News


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